Chi ha mai detto che gli alieni
dovrebbero preoccuparsi solo del mondo a noi contemporaneo,
attaccatori dei cieli nordamericani, svolazzatori del deserto
nevadese, spietati cattivoni dei novizi sogni spielberghiani? O
ancora chi ha mai detto che debbano cooperare cogl'antichi civili a
costruire ziggurat, piramidi, complessi megalitici? A che pro
d'altronde?
Perchè non potrebbero nella finzione
cinematograficissima squarciare i cieli del vecchio West, richiedere
succo di cactus al Saloon, giocare a poker con lo Sceriffo, rapinare
fianco fianco ai fuorilegge una bella diligenza, comunicare a segnali
di fumo con i pellerossa? Si può, si può.
L'idea – semplice ma convincente –
è venuta a quel marpione di Scott Rosenberg, paparino dei Platinum
Studios di Los Angeles ed è infine diventata Cowboy & Aliens,
graphic novel sbrilluccicosa.
Un gigantesco disco volante atterra di
fortuna e sconquassa l'arida prateria. Ne escono – toh va –
palestrate mostruosità verdi che lesti sforacchiano a suon di laser
altrettanto palestrati indiani. Ambiscono – toh va – a
conquistare il nostro pianeta. L'idea si è così trasformata in un
viscido fumetto di consumo, disegnato e colorato malamente. Ne sarà
un videogioco Gameloft contuttoquellochenederiva e sopratutto un
imminente film di John Favreau (quello dei due Ironman), Harrison
Ford (quello dei quattro meno uno Indiana Jones), Daniel Craig
(quello dei due peggiori James Bond di sempre), il bracciale alieno
di Daniel Craig (per la prima volta sullo schermo cinematografò) e
Olivia Wilde (quella – gnocca – rossa in Dottor House, mora in
TRON Legacy, bionda in Cowboys and Aliens).
Esce oggi sullo schermo cinematografò, giusto per sottolineare l'attualità e la tempestività d'informazione del suddetto blog. Per spirito democratico segue il
trailer e l'opportunità di giudicare da voi stessi la valelapenità
di cotanta produzione cinematografica, che comunque le ha già prese
in terra natia da un altro cinefumetto, tal Puffi 3D. Il destino alle
volte...