venerdì 14 ottobre 2011

L'illusionista

Pensate al più bel film di animazione che abbiate mai visto. Forse è un classico Disney come Il re leone o Robin Hood, forse è un film Pixar tipo Toy Story o Wall-E, può essere una perla Ghibli tipo Totoro o Mononoke, o ancora una commedia Dreamwork del tipo Kung Fu panda o Shrek. Qualunque sia la vostra scelta, ben ponderata senz'altro, nessuno avrà la poesia o la genuinità de L'illusioniste di Sylvain Chomet.
Animazione classica francese lo diciamo sin da subito, non per tutti i palati, con un ritmo non sempre elevato (la vecchietta a fianco a me nella sala di proiezione s'è addormentata e s'abbandonava a letargici sbadigli).
Ma qui finiscono i difetti. Anni '50, uno smilzo illusionista soffre la concorrenza di altre forme d'avaspettacolo quali rock'n roll o acrobazia. Anzichè piangersi addosso impacchetta valigia e coniglio nel cappello, se ne va in Gran Bretagna e finisce a Edimburgo. Condividendo l'alloggio con una curiosa ragazza e altri "fenomeni da baraccone" decaduti come lui (un ventriloquo ubriacone e un clown prossimo al suicidio), cercherà altri lavori per risollevare le sue magre finanze.
Chomet riprende in mano una sceneggiatura rimasta nella scrivania di Jacques Tati e la trasforma in un immenso capolavoro animato: suoni risicati, doppiaggio praticamente assente se non convulsi mugugni alla Mr. Bean, comicità ben realizzata e discreta alla Tintin. Disegni allo stato dell'arte, talvolta usa la Computer Grafica in barba ai boriosi tradizionalisti (parallelo con Tonari no yamada-kun di Takahata) tavole dettagliatissime e fondali idilliaci: l'acqua è entusismante, non si vedeva così bella dai tempi della Città Incantata.
Il finale è commovente: una musica struggente si trascina per una decina di minuti mostrando l'epilogo dei vari personaggi fino a sfumare via via. Chomet mette il punto ma celebra pacatamente un nuovo inizio, un desiderio di andare avanti nonostante i tempi cambiano. Si canta nel brano del film: "Passe, passe le corps s'efface, mais le.... Quand vient la dernière valse, on se voit roi hélas. On triche, et de guerres las, un jour on laisse sa place". La possibile traduzione la lasciamo al vostro intuito e...im-maginazione!


 
 

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