domenica 13 novembre 2011

Dismission...

L'atto estremamente formale di salire al Colle e rassegnare le dimissioni l'Italia repubblicana lo conosce benissimo. La cosidetta Prima Repubblica ha visto un'infinità di governi nell'arco delle varie legislature di breve se non insignificante durata, un anno di media.
La seconda repubblica ha comunque familiarizzato con la cosa seppure ne abbia ridotto la frequenza rendendo addirittura possibile un governo longevo tanto quanto un Parlamento (Berlusconi II). Premessa istituzionale d'obbligo dinnanzi alla resa (chiamamola pure senza ironia "passo indietro") di Berlusconi, salutata con festa, giubilo e pure qualche cretineria tipica dei party più sfegatati. Manifestazioni di piazza non troppo diverse dalla caduta parlamentare di Romano Prodi tre anni fa, e può essere che chi esultava all'inefficienza e al giochetto parlamentare alla base dell'ultima coalizione di sinistra vincente si ritrovi in queste giornate cariche di tensione a benedire un "vai a casa". Le telecronache in diretta televisiva somigliavano pericolosamente a quelle di Caressa e soci.
Prodi era una cosa, Berlusconi - si perdoni professore - tutt'altra: l'abbandono della carica di Presidente del Consiglio si carica di un'importanza simbolica, andando a sancire la fine dell'Età berlusconiana, come riporteranno i futuri libri di Storia. Come dovrebbero chiamarla in ossequio alle analogie giolittiane. Un quindicennio dominato nel bene nel male dalla figura di un politico a suo modo atipico, allergico a gran parte delle regole della vecchia politica, capace di portare senz'altro rinnovamento all'establishment politico del Bel Paese dando origine ad una grande forza di destra quale il PDL. Di ombre ce ne sono molte ugualmente: la parentela con la Lega, la persistente retorica anticomunista e antigiudiziaria, il chiacchiericcio attorno al conflitto d'interessi, scandali, siluramenti, licenziamenti.
Ma in questo momento non si vuole nè incensare nè affossare la figura di Berlusconi, il cui peso politico (anche da dietro le quinte) è ben lungi dall'estinguersi, quanto piuttosto stimare la tenuta politica dell'Italia.
Napolitano che all'epoca della sfiducia a Prodi preferì rimandare gli italiani al voto, in questo caso preferisce piuttosto la soluzione di un nuovo governo (la cui definizione, vedremo, è ardita) con l'obiettivo di tranquillizzare UE e mercati puntando su un "esule" a Bruxelles, Mario Monti, da tempo lontano al magnamagna montecitoriano. Vediamo i punti focali e critici di questo nuovo esecutivo:
- cosa sarebbe anzitutto? Al momento di scrivere manca la lista dei ministri e delle quote partitiche che andranno a comporre il gabinetto, ma sembra tirare un'aria confusa. Si parla di tecnici, estranei alla politica, più altra gente presa un po' dai vari partiti. Non è nè un governo totalmente tecnico alla Ciampi o alla Dini, e nemmeno uno di solidarietà nazionale (intendendo così i monocolore democristiani di fine anni '70 sostenuti anche dal PCI), nè manco un ironico governo balneare (se non altro per la rigidità stagionale). Pare un'arruffata, in cui la materia portante e spinosa, quella economica, è gestita da tecnici, mentre i restanti ministeri se li spartiscono le forze politiche senza averne valido interesse.
- chi lo sostiene? E qui si parla di un arco molto folto che va dal PD a FLI e UDC, con dentro pure SEL, Radicali, IDV, MPA, ecc...
Cioè quanti prima stavano all'opposizione per delibera elettorale ora accolgono a braccia aperte il nuovo esecutivo, mentre PDL in parte si schiera in parte si oppone (partito diviso ahia ahia...) e Lega totalmente a sfavore. Ognuno fa i suoi calcoli, pesa la propria forza politica (leggasi elettorale), ma certo dimentica la galanteria del responso democratico e del giudizio del paese; la soluzione ideale sarebbe stato un sostegno incondizionato dei due rami del Parlamento, quella più rispettosa il voto di fiducia del PDL e l'astensione dei partiti contrari (vedi Lega, ma anche le sinistre sconfitte nel 2008), ma siamo sull'alta politica. Quella spiccia vorrebbe PD e amici come "salvatori della patria", Lega voltagabbana, cinica e stronza.
- quale il programma? La congiuntura economica, il sodalizio con l'alta finanza sono all'ordine del giorno, ivi le misure dedicate alla crescita economica conseguenti ad ulteriori tagli e provvedimenti "lacrime e sangue" che praticamente nessun partito vorrebbe firmare. Ma poi? Si parlava di legge elettorale, interessa tutt'ora? Riforma della scuola? Precariato?
Conclusione dei tre punti: ogni esecutivo "tecnico" o preteso tale è a scadenza, di transizione, di breve termine. Impossibile che duri sino al 2013, difficile che sopravviva i sei mesi, probabile che venga presto sostituito, molto probabile che accompagni come un bravo papà il pargolo parlamentare allo scioglimento anticipato e a nuove elezioni nella Primavera 2012. Napolitano è stato oculato a non anticiparne lo scioglimento, evitare un ulteriore periodo di stasi o vacanza di fronte all'impellenza economica, eppure ha ulteriormente favorito la frattura parlamentare, lo sfaldamento di una logica bipolare duramente conquistata, il rovesciamento della maggioranza. Altro che ribaltone, siamo ben oltre...
Nuove elezioni sono alquanto plausibili: tranquillizzati (si spera) gli osservatori esteri si va alle urne per il rinnovo di Camera e Senato, per un nuovo esecutivo pienamente legittimato dagli elettori che potranno o meno confermare l'assetto coalizionale a 2 più 1 poli. Bersari metterà insieme lo scalpitante Vendola, il rissoso Di Pietro, isolerà grillini e altri scassamichia idealisti a sinistra? Il passaggio all'opposizione della Lega sarà gradito dalla sua base di votanti, il PDL saprà ritrovarsi attorno ad un nuovo candidato premier (Alfano? Maroni? Tremonti?) e ritrovare quello slancio sconosciuto al Berlusconi degli ultimi mesi? Molteplici scenari, resi più instabili da quella mina vagante che rischia di essere il Terzo Polo. Una sola certezza: comunque vada sarà scontro frontale e senza esclusione di colpi!

mercoledì 9 novembre 2011

Inferno sulle rotaie

Scritto in altri lidi, ma visto il fiume di caratteri mi pare doveroso segnalarlo al mondo. Corsivato il giudizio personale da westernofilo del primo episodio di Hell on Wheels, la nuova serie AMC (Mad Men, The Walking Dead) partita negli USA la scorsa Domenica. Il giudizio è comunque positivo, anche se...
Ocho agli spoiler!!


Responso positivo per me alla visione del pilota di Hell on Wheels.
Capisco che come serial stanca, che i personaggi sono caratterizzati malamente e interpretati da cani. A parte il magnate delle ferrovie (il monologo finale è davvero interessante) il resto è sottotono, ivi incluso il protagonista che sembra un santone, quando in realtà si vede lontano un miglio che è ricavato dal John Marston di Red Dead Redemption (tra l'altro il viaggio in treno iniziale con tanto di discorso religioso è preso di peso da RDR), solo che il character Rockstar era più affascinante perchè più complessato; il genere western non ha mai digerito i buoni buonissimi. Anche chi agiva per il bene o per alti ideali era un bruto in battaglia e uccideva senza pietà!
Come patito di western lo trovo davvero valido. C'è il tema schiavista che raramente è stato sviscerato dalla cinematografia, perchè prima della Guerra Civile schiavi a Ovest non ce n'erano e dopo la guerra civile puff si sono dati per scomparsi, cosa praticamente non vera (o comunque i negri erano liberi, ma trattati come schiavi): si va a scalfire il tipico buonismo americano e la cosa ci sta divinamente nel setting western, post-fordiano. Poi non male l'ambizione dell'imprenditore e del sogno di costruire l'America come grande potenza, asse portante della politica estera di fine '800. La ferrovia è un'opera che segnò il West, più di quanto si possa immaginare, consuma il territorio e l'anarchia dell'ovest, eppure come notano gli esploratori di Hell on Wheels il progresso è inevitabile e va accettato.
Terzo, gli indiani. Francamente i western americani in cui la figura dell'indiano è stata rivalutata in positivo non mi hanno mai convinto, specie Balla coi lupi. Dopotutto i vari trattati non hanno fatto altro che limitare il territorio di caccia delle nazioni indiane, quindi è giusto che si incazzino e considerino ogni bianco un possibile usurpatore.
Glissando sulle musiche ridicole e prive di alcuna significatività, posso dire che seguirò il resto della serie (mi pare di 7 episodi in tutto), sperando che la natura un po' noiosetta sia propria del pilot e che le rivelazioni finali possano dare avvio ad una fase più action in cui il protagonista diventa più rude e meno angioletto.