giovedì 24 febbraio 2011

John Wayne, la piccola contabile e Chuck Norris

Fa parte della maturità del western andare oltre il duello finale, climax di una narrazione classicamente lineare. Il Grinta dei Coen si permette di ritrarre lo sceriffo Coburn (un magnifico Jeff Bridges, tra l'Eastwood degli Spietati e il Landon Ricketts di Red Dead Redemption) con l'arcigno rivale in un cavalcata nella prateria da giostra medievale e poi prodursi in un epilogo che ha tutto il sapore fordiano.

Piú in profondità é finalmente il tanto sospirato western degli autori di Fargo e Non é un paese per vecchi (che già al mito della frontiera si avvicinavano e di parecchio), il trionfo del seppia come fotografia e anche la spietatezza di un cinema che non fa sconti ai malanni dell'America, passati e coevi.
Più in là vive della statura degli interpreti e di una panoramicità invernale grandiosa, vive di una colonna sonora cadenzata riecheggiata piú e piú volte. Vive finalmente di un ardore volitivo e patriottico non difeso a spada tratta, ma posto continuamente in discussione: lo sceriffo é un ubriacone, il texas ranger un pavido, la quattordicenne una quattordicenne, eppure tutti non lesinano in atti di coraggio improvvisato contro la famigerata banda di Lucky Ned.

La domanda a questo punto diventa: puó un film di genere (come è orgogliosamente il western, checché ne dica qualcuno) sbaragliare ai prossimi Oscar del 27 Febbraio? Difficile fare previsioni nonostante il collaudato nome dei Coen, anche perchè il fim non primeggia mai veramente nelle categorie per cui è stato nominato.
Si vedrá. Incrociando le dita e le pistole.


domenica 20 febbraio 2011

Sanremo 2011: un prof col mazzolin di fiori

"We will be together" saluta il bolognese Gianni la canadese Avril. Sarebbe la parafrasi del suo motto stiamo uniti scandito sera dopo sera sul palco del 61esimo Festival della Canzone Italiana a Sanremo. Si ripeterà con il corridore Alonso in prima fila con un provetto "estamos unidos".
Voleva fare l'internazionale alla conduzione del Festival, invitando ospiti internazionali e lanciandosi in serrate interviste poliglotte. Ma alla fin fine, facendo anche i conti con lo spettro autarchico, ne è uscita una kermesse della canzone italiana. Con buona pace di Elisabetta, "ma certi balletti no, non farli più. E se potrai, al prossimo giro, con Robert De Niro non ci parlare".
Facendolo presentare a un cantante anzichè a un uomo di spettacolo, le ansie e il terrore del palcoscenico sono catalizzate verso una empatia con il corpo cantanti e la fila di conduttori, le due bellezze (che tanto si odiano, si fossero guardate in faccia una sola volta...) e i due genovesi in vena di "grande tradizione circense" (ottima prova cmq). PD e Berlusconi (ahahahah) dixit.
Affiatato e ben scandito, certo lungo e doloroso, ma aldilà delle frecciate della stampa, ha saputo calamitare l'attenzione mediatica con un fifty fifty tra musica e avanspettacolo, tra ingessatura istituzionale ed energia canora. Ci sta poi un Benigni che si umilia (servilmente) ad intonare in solo l'inno di Mameli, ed un Van de Sfroos che in culo ad Umberto ci canta pure Viva l'Italia di De Gregori. Ma questo noi lo sapevamo già...
Vince il professor Vecchioni, ma anche questo lo sapevamo già (grazie Rai Trade!), vince un cantante...perdon, un cantautore, in culo ad Umberto, in culo ad Amici, in culo a Maria De Filippi, in culo al dinamitardo Principe, in culo alla Clerici con prole al seguito. In culo alla balena!

Classifica ottenuta attraverso una media tra voti pervenuti via SMS, MMS, WAP, UMTS, GPS, Tom Tom, applausometro, enalotto, sondaggio, serie storiche:

4) Serena Abrami - Lontano da tutto
3) Nathalie - Vivo Sospesa
2) Davide Van De Sfroos - Yanez

1) Roberto Vecchioni - Chiamami ancora amore

"Perché le idee sono come le farfalle...
Che non puoi togliergli le ali...

Perché le idee sono come le stelle...

Che non le spengono i temporali...

Perché le idee sono voci di madre...

...
Che credevamo d'avere perso...
E sono come il sorriso di Dio in questo sputo d'universo..
.
"


lunedì 14 febbraio 2011

Civilizzando i Grammy

C'è chi pensa di andare ai Grammy Award sorretta in portantina e ubicata all'interno di un uovo (Lady Gaga), c'è chi ci va recitando il Padre Nostro in Swahili. E cosa ancora più sconvolgente se tale invocazione è contenuta all'interno di un videogioco.
Apriti Cielo! Christopher Tin ha giusto ieri sera ritirato l'ambita statuetta di Best Instrumental Arrangement Accompanying Vocalist per il brano introduttivo a Civilization IV (si infatti del 2005, si infatti è già spuntato il V, ma tant'è).
Per chi da anni sostiene l'importanza di una colonna sonora degna di questo nome (che sia orchestrata o dalle sfumature disco) nell'economia di un videogioco tale riconoscimento fa di sicuro piacere. In trent'anni di stopria videoludica di brani memorabili ne abbiamo ascoltati tanti e ci siamo adeguatamente emozionati nel momento in cui questi ben si adattavano con i momenti giocati. Baba Yetu non segue il gameplay del gestionale di Sid Meier, ma fa da sottofondo alla sequenza in CG introduttiva: un viaggio dagli albori della civiltà umana alle conquiste spaziali, una dimensione olistica che non può che avere la benevolenza di Colui che a tutti questi secoli di Storia ha benevolmente guardato.



giovedì 10 febbraio 2011

Zeno primo blogger

Viene anche la voglia di scrivere a queste latitudini. Ehi, ogni tanto ci penso, ogni tanto ci passo. E stavolta pure ci scrivo.
Un anno esatto fa i contenuti piombavano su queste pagine virtuali a cadenze giornaliere, roba sciccosissima che poi nel tempo si è persa. Chi conosce l'Autore sa bene di quanto imbratti altrui pagine e al tempo stesso di quanto sia allergico ai lavori domestici. Si, verniciatura inclusa!
Ma, ehi, questo è il cantuccio dell'autore, l'antro di Batman di chi scrive, una stanza dei bottoni sui generis, e, magniloquemente, una finestra sulla vita di chi scrive (l'idea di sostituire vita con pensieri è apparsa e in un fulmine è disapparsa).
Più verosimilmente l'apertura di tale blog è stat a lungo influenzata da un passo de La coscienza di Zeno di Svevo/Schmitz o dir si voglia. Forse l'unico passo diciamo di un certo spessore, perchè tra pippe mentali, flaneur e rincoglioniti (caro Freud, segnati questo termine e gentilmente depenna nevrotici) il romanzo fa di tutto per non farsi leggere.
Il libro viene ipoteticamente pubblicato dallo psicanalista che ha in cura Zeno Cosini: è lui il primo a consigliare al paziente di stendere le memorie della propria vita, poi quando di punto in bianco sceglie di interrompere la terapia, il medico si rivolge a un amico tipografo. "Le pubblico [le memorie] per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch'io sono pronto a dividere con lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate!".
Il Preambolo all'opera che segue è un dialogo con l'inconscio, diciamo pure un valido antesignano dei soliloqui qui e su altri blog. Il soliloquio non è un monologo, presuppone o l'assenza di un uditore o che l'uditore non capisca una beneamata minchia. Ci ho preso?

"Sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata perché dalla mia mente eliminai ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato da me. Io lo vedo. S’alza, s’abbassa... ma è la sua sola attività. Per ricordargli ch’esso è il pensiero e che sarebbe suo compito di manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la mia fronte si corruga perché ogni parola è composta di tante lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il passato"