martedì 28 settembre 2010

Le Sakineh occidentali

Visto che ti hanno assegnato la qualifica dello stronzo, di quello che non ha sentimenti, di quello per giunta maschilista, povero scemo in un mondo di froci, è giunto il momento di dare credito a questa opinione diffusa.
Cioè che tutta questa mobilitazione attorno all'iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani prossima alla condanna a morte per lapidazione o per impiccagione rea di essersi macchiata di due reati particolarmente gravi per la scala giuridica islamica, la sharia. Che non è di per sè la negazione di qualsivoglia diritto e non afferma nemmeno valori opposti alle Costituzioni occidentali, semplicemente introduce un parametro religioso particolarmente severo che dopotutto è la lettera di quanto stabilito dal Corano.
Mobilitarsi a più livelli per chiedere che la donna venga salvata dalla condanna a morte è intellettualmente etico, ma non tiene conto di due questioni fondamentali.
Primo: francesine e italianette (Carfagna in primis) continuano a proclamare l'innocenza di Sakineh, chiedendone con troppa insistenza la liberazione. Se da un lato nel lassismo d'oggigiorno un adulterio, un tradimento, un voltafaccia, un caffè col migliore amico possono essere considerati atti privi di scandalo, facilmente riassorbibili da una società che fa e disfa unioni/matrimoni con la stessa velocità di un pieno in Formula 1, dall'altro mi chiedo se l'omicidio del proprio coniuge in compagnia dell'amante di turno possa essere considerata innocenza? Siamo arrivati a questo punto di miopia?
Un conto è sottolineare l'assenza di parità uomo-donna, con la pena capitale per adulterio più applicata per il sesso femminile che quello maschile, un conto è passare sopra in nome di ideologie femministe sopra il cadavere di un uomo ammazzato a sangue freddo e con premeditazione.
E secondo: francamente, dove è in tutto questo il rispetto per l'altrui cultura? Una cultura passa anche dal modo con cui si tutelano i diritti dei cittadini e se una cosa può essere ritenuta aberrante in Europa (come giustamente lo è), altrove può non essere tale, ed è ingiusto applicare un medesimo metro di giudizio a realtà dove buona parte delle nostre convinzioni vengono a cadere. Si fa altrimenti il gioco della globalizzazione, si appiattisce la sfera terrestre, si giudica guardandosi bene dall'essere giudicato. D'altronde i media di Teheran senza troppa fatica hanno rigirato la domanda e si son chiesti cosa ha portato Teresa Lewis a trovare la morte sulla sedia elettrica, pur avendo disturbi psichici, pur avendo visto un silenzio almeno almeno imbarazzante senza che nessuno provasse a chidersi il perchè di tanta sbrigatività.
Perchè dietro a una condanna di una intromissione della fede religiosa nella certezza giuridica, si nasconde il perbenismo del femminismo mitteleuropeo, che pretende e gode i frutti di decennali proteste senza immaginare per nulla quali gigantesche contraddizioni produce tale sistema.
E questo è più o meno tutto quello che ti sentivi di dire. Tanto ora non hai più nulla da perdere...


giovedì 23 settembre 2010

Dossieraggio senza fini

Un sei mesucci fa si pubblicava la prima pagina del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Libero, di data 26 Gennaio. Cioè il giorno dopo che Vendola vinse le primarie per candidato Presidente della Regione Puglia.
Dodici mesucci fa lodavi la testata milanese per il coraggio scanzonato di aprire ogni numero con una sola vignetta a colori in prima pagina. Ossia l'eredità della gestione Feltri.
Dodici mesi poi e sei mesi poi, fate un pò voi i conti, ci ritroviamo questa prima pagina di qui sopra.
Ridicola viene da pensare. Allinearsi a un giornalaccio come Il Giornale, che fa del terrorismo a mezzo stampa la propria sola ragione d'introiti e la necessaria sopravvivenza tra i fiduciari di Silvio Berlusconi.
Colpisce Fini con mezzi a dir poco innovativi: si critica la politica del Presidente della Camera mostrandone una foto di lui nudo. Io il nesso tra le due cose perdonatemi ma non lo colgo mica...

P.S. Post sconnessi, brevi e a lunga distanza. Di giorni impestati e incasinati, di cose che riiniziano e di cose che - si spera - continuino.
Chiedo venia anche che si parla con troppa frequenza di politica.
Se trovo il tempo ho un paio di episi di vita vissuta da fissare su queste pagine.

domenica 19 settembre 2010

It's always sunny in Adro

"Questo non è il simbolo di un partito, ma di un popolo". L'anziano sorride pensando di aver detto la frase migliore della sua vita. Poi mostra il famoso Sole delle Alpi appiccicato sulla cover del cellulare. Una variante nordista del Mussolini sul cel di Lele Mora in Videocracy.
Siamo ad Adro, Franciacorta, Brescia. Chi ha parlato è parte di quel 90 % che alle ultime comunali ha barrato il simbolino della Lega Nord promuovendo a sindaco Danilo Lancini, che ora guida una giunta monocolore leghista.
E se non bastasse la bagarre di questa primavera che ha fatto discutere l'Italia intera ("chi non paga non mangia" aveva detto), risolta grazie al gesto di un benefattore locale, l'inaugurazione Sabato scorso del nuovo polo scolastico dedicato a Gianfranco Miglio ha destato un mucchio di problemi. Non certo perchè la scuola del paese porta il nome del politologo milanese e ideologo della Lega, ma perchè dappertutto è impresso il simbolo del partito di Bossi, questo Sole delle Alpi, già graffito sulle montagne alpine, e ora marchio di una fantacultura che in provincia di Brescia è totalizzante, o quasi...
Esso furoreggia un pò dovunque: sulla moquette all'ingresso, sul sostegno dei bagni, attorno ai cestini dell'immondizia. E il crocifisso? Presente in ogni aula e per evitare le rimostranze che si ripetono a cadenza regolare, imbullonato alle pareti. "Una doppia crocifissione" dirà qualcuno che certo non si riconosce in quel simbolo di umiltà.


Questo accadeva facciamo sette giorni fa. Poi le proteste, le parole grosse di Borghezio da Lerner, la scoperta del figlio di Lancini che va alle private. E ieri il Ministero dell'Istruzione a consigliare ufficialmente la rimozione dei simboli POLITICI dal polo scolastico.
La forte presa di posizione è indotta, molto probabilmente, da un sit in di cittadini avvenuto ieri nel comune della Franciacorta: una sfilata di tricolori, di vessilli partigiani, una presa di posizione democratica per dire che non ci stiamo a ridurre l'identità territoriale a una regressione politica. Non è giusto, dirà un manifestante, che quel 10 % contrario all'attuale composizione del consiglio comunale venga penalizzato e vessato da demogico folklorismo. Eccolo il sale della democrazia: tutelare e lasciar libero sfogo al dissenso.


E ora che si fa? Lo stupore di Lancini per la lettera firmata Ministero della Pubblica Istruzione di ieri, ha lasciato spazio questa mattina ad altre provocazioni: "Se me lo dice Bossi, rimuovo i simboli non domani, ma ieri". Però, ehi, un momento, "se lo tolgo dalla scuola, allora faccio lo stesso con gli edifici pubblici su cui è presente da secoli. Altrimenti niente". E via di scalpello a raschiar via le millenarie rocce alpine.
E il senatur che dice, che fa? "Il sindaco forse ne ha messi troppi. Avrebbe potuto farne uno bello, che bastava". Bene, può andare. Ancora meglio: "intitolare la scuola a Miglio è stata una grande idea ma io mi sarei fermato lì" dichiara il 'moderato' Maroni. Bene bene.
Facciamo che le fregnacce le finiamo qui e ci gloriamo della patria italica?
Usare la scuola per indottrinare? Da destra e da sinistra? No. Grazie.

lunedì 13 settembre 2010

I miei prossimi cinquanta cafè amari

Non si può dire che non te la sei andata cercando, come direbbe il senatore salvo poi nascondersi dietro uno scudo di bucatini all'amatriciana.
Perchè a secco da troppi mesi di un'abbonamento editoriale (Game Pro te lo hanno chiuso quasi dodici mesi fa dall'oggi al domani) tu evidentemente non puoi stare. E se della stampa specializzata negli argomenti a te congeniali credi di poterne fare tranquillamente a meno, forse è ora di fare il grandicello e pavoneggiarsi con i giornali d'adulti.
Che ahimè non si concretizza con un dodici mesi in compagnia di Playboy, GQ, Max e quanti altri fanno svolazzare la testa ai lettori con mooolto testosterone (probabilmente parenti e conoscenti guarderebbero il ventenne con occhio critico, clinico e sospetto), ma in cinquanta e poco più copie de L'Espresso.
Già, quel giornale fondato da Scalfari negli anni cinquanta, con belle fotografie, stampato su bella carta. Che è quel periodico di informazione da cui si è staccato il costolone di Repubblica: ergo forse poco incline ai tuoi apprezzamenti politici.
Ciononostante la lettura degli ultimi due numeri propongono un giornalismo pacato, d'inchiesta, attento ai dati e non ai favoleggiamenti di Ezio Mauro e soci. Disposto a provocare quanto basta, disposto a passare sotto la lente d'ingrandimento i personaggi della politica, dell'economia (sembra che in queste settimane ce l'abbiano su con Marchionne), dello spettacolo, dell'arte.
Quindi è vero che si possa fare giornalismo competente senza per forza di cose barricarsi dietro a fascismi e comunismi, ghettismi, tecnicismi, e tutte quelle parolacce che finiscono con ismi.
Il che, di questi tempo da guerriglia giornaliera, è cosa positiva...

lunedì 6 settembre 2010

Amore senza Fini: il fotoromanzo ufficiale

"Sono bastati dei fischi a Schifanibastalaparola e a FassinoinSerafini per scatenare un'isteria di massa. Il Sistema è ormai uno scolapasta, i liquami escono da mille buchi, impossibile tapparli tutti." Certa gente si meriterebbe altri centocinquant'anni di berlusconismo. Una protesta (più o meno sensata) che impedisce alla gente di parlare non mi pare entri di diritto nel vocabolario della democrazia.

Nella Terra di Mordor ventiquattr'ore più tardi, i soldati di Gondor si preparano all'assalto delle terre di Berlusconia.

"Questi parlamentari non sono come i clienti della Standa che se non cambiano il supermercato ottengono il premio fedeltà. I parlamentari [di Futuro e Libertà] che sono qui hanno voglia di fare politica e di parlare alla gente".

"Il Popolo della libertà non c'è più. Non potrà accadere che Futuro e libertà possa rientrare in ciò che non c'e più. Ora si va avanti. [...] Il Pdl come lo avevamo immaginato e conosciuto non esiste più, è finito il 29 luglio", o il 25, fate vobis.


"Sono i deboli che hanno bisogno di garanzie e non i più forti. Questo per me è il centrodestra e della politica con la p maiuscola"

...il leone di Narnia e la vuvuzeta...

La Tulliani in prima fila.
'Migghia, che figa, deve aver pensato il gentiluomo alla sua sinistra.


La diretta su Corriere.it all'interno di un microschermo. Non è andata meglio a Skytg24, la cui calata sul palco dell'ex leader di AN è stata a lungo schermata dal cartello bianco di un militante.
Tsk, dilettanti.

sabato 4 settembre 2010

Un altro gioco di M

24 ore dopo l'uscita europea di Metroid Other M per Nintendo Wii. Eviti ancora di scandagliare la stampa italiana che già ha voluto dire la sua. Spaziogay, Gaycollection, Eurogay, Gayvillage, SuperEva. Ehr...
Al netto fanno per ora una media di 8.5 per ItaliaTopGay, l'aggregatore di voti che preferisce la pastasciutta.
Più dettagliatamente, più sbrigativamente, non leggi l'altripensiero, perchè questo gioco già lo hai capito.
Brivido all'annuncio (l'E3 prima dell'ultimo E3), perchè sviluppato da Team Ninja già senza il bel tenebroso Itagaki; ma poi tutto è filato liscio e la visione grafica ti aveva pure convinto sull'ennesimo compremesso tentato tra dueddì e treddì. Che poi è il massimo achievement di Other M, pinzare con lo spiedino tanto l'attitudine yankee dei tre Prime con l'accento claustrofobico dei capostipiti di Intelligent System, e per dare nuova linfa vitale alla serie anche i valori produttivi del Team Ninja: tette, sangue e botolino. Solo che di sangue se ne fa a meno, di botolino pure (Samus ci tiene ad apparire come una bellezza acqua e sapone), e quindi restano solo le tette plastificate all'interno di una tutina aderente. Ecco Zero Suit Samus...
In realtà ti piaceva pure che la serie tornasse tra le mani(che) dei developer nipponici, che quasi quasi potevano pure tentare di essere tornati più migliori degli ammerigghani.



Lo spot usa Live Action. Concerto per pianoforte. Digire maestro bimbominchia. Che poi la biondina adottata è pure sexy. Almeno almeno quanto quella di Echoes.

Poi ti hanno messo in mano quell'oggetto oblungo che hanno l'ardore di chiamare controller e ti sei spuppato la demo dell'E3 scorso.
Ti aspettavi molto, plurime emozioni, ma ridere sonoramente non era tra queste. Una demo che dura 40 minuti contro i cinque in media di un test a Los Angeles trasmette buon umore: che poi a fare i conti sono proprio cinque minuti di gioco effettivo, pad alla mano girato e rigirato in verticale/orizzontale, e i restanti di filmati in CG.
Kojimiano. Del tipo Samus che si ricorda dell'apprendistato all'Accademia Militare, di quando aveva tipo quattordicianni e anzichè iniziare a battere come le proprie coetanee si infilava dentro tute che contraddicevano tutte le norme antifetore e protraspirazione di mamma Geox.
Poi l'arrivo sul nuovo pianeta dimmerda. Perchè? Beh per dare un senso al periodo sabbatico tra Super Metroid e Metroid Fusion. Giusto per sapere: chi ha chiesto un legame tra i due capitoli? Un legame narrativo così spaccamaroni, intendo?


Poi hai giocato e ti sei trovato di fronte un gioco che tra action e TPS diverte pure, nononostante le telecamere fisse, nonostante un certo retrograde sparo automatico, nonostante il classico cervellotico level design della serie (che a tuo avviso a volte è strutturato alla cazzo di cane. Altro che mappe e architettura sopraffina. Ma già, tu non sei un fanboy di Metroid, compatiscititi...). Ma poi a volte devi girare il pad, tenerlo in verticale e sparare in prima persona come nei Metroid Prime: solo che se allora di nemici mica ce ne erano tanti, qui sei sommerso, hai tra le mani il sistema di puntamento più ridicolo dell'emisfero e inoltre manco ti puoi muovere. Per farlo devi regredire alla visuale dietro le spalle, fare due passi e ritrovare il tuo istinto callofdutyano.
Pressochè inesistente, peraltro...

Splendore giappico a più livelli. C(l)iccare per credere.

Critiche già rivolte al gioco in occasione di un precedente hands on, solo riscritte con pessimi vocabili e maldicenti costruzioni sintattiche. Al che lo fai diventare un monito questo post, del tuo Other M-pensiero, della solita incapacità di certa critica specializzata di separare professionalità da fanboysmo nintendaro...
E questo vale pure per il sapido giudizio dei recensori d'oltreoceano...