mercoledì 13 giugno 2012

La ragazza delle vertigini

E' giunto il momento. Dopo aver trascorso gli anni più recenti a leggere ringraziamenti di professori che ringraziavano (sempre gli stessi) professori, marchettari di un circolo elitario esteso a una nicchia che non se la fila proprio nessuno...dicevo, dopo aver letto ringraziamenti a sproposito anche il tuo umile nome compare come fonte d'ispirazione (questa è grave, eh!) all'appendice de La Piccola Equilibrista, di Stefano Vignati, 0111 Edizioni, 2011 (La ragazza delle vertigini è solo il titolo che ho dato al romanzo prima che riuscissi ad impararne la titolazione).
C'è di più: il mio ego è pure inserito a forza in un personaggio secondario del romanzo, un vecchiaccio smagrito e pure stronzo che non mi rappresenta per niente. O forse sì?

Ma non c'è autopromozione che tenga, dato che il merito di questo racconto va tutto al suo autore, ggiovane giurista (questa è una promozione, eh!), che c'ha pure un blog ben più serio delle quattro strimpellate a queste latitudini, divoratore da tempo immemore di letteratura dell'orrore, del mistero, dell'occulto e tutte quelle cose che io non mi azzarderò mai a leggere. Dopo un paio di antologie di racconti si è buttato nel confezionamento di un 200 pagine a tema noir (recita la copertina), ma in realtà è un pastiche di giallo, di thriller, di horror, di soprannaturale etuttequellecosecheiononmiazzarderòmaialeggere.
E invece l'ho fatto ben volentieri e non posso che consigliarlo a qualsiasi distratto lettore capitato quaggiù: se vi piace il genere, La Piccola Equilibrista offre un raro equilibrio (ehr...) di grazia e cupezza, roselline e fango e molta molta morte manco fosse un Resident Evil.
La trama la scoppiazzo dalla quarta di copertina e ci aggiungo qualche nota a muzzo. 
Alessia è un’orfana capace di camminare in equilibrio sui fili del telefono e di infilarsi nei sogni altrui. E a Nathaniel, titolare di un Circo, questa dote non può che ingolosire (cioè la prima, quella di acrobata/equilibrista/sprezzante delle vertigini). Quando parte per rapirla si aspetta un’adolescente impaurita.
Niente di più sbagliato. Si trova una...
In un paesello di montagna che diventa un cupo labirinto di fughe e paure, di fronte a una bambina che si rivela essere tutt’altro di quanto pensassero, Nathaniel e il suo gruppo si trovano invischiati in una caccia senza tregua.
E parliamone di questo fantomatico gruppo: oltre al boss circense che mi ricorda troppissimo il Fagin di Oliver Twist salvo essere uno smanettone di prima categoria tra file .exe, gps e .avi, troviamo il suo braccio destro Toretto che immagino palestratissimo quanto Vin Diesel (appunto) e scemo quanto barbone ubriaco alle quattro di mattina, e due killer professionistici. Una (Cordelia) bellissima e abbastanza zoccola (dai, va ammesso) con diciamo più di un asso nella manica, un altro (Vincent) imperscrutabile e dannatamente spietato sembra il killer di Posizioni di Tiro di Tardi.
Voi non ve ne siete accorti ma è partita la recensione del romanzo. Che continua segnalandone i punti di forza: ovvero la scrittura semplicemente perfetta, non c'è una parola fuori posto e le immagini spesso drammatiche sono rese in maniera vivace ben oltre l'usuale "come un pugno nello stomaco"; la linee di dialogo scorrono via, ma è la componente descrittiva che la fa da padrone prendendosi spazi molto ampi. L'intento è talvolta didascalico, il fluire logico delle scelte--->conseguenze, cause--->accadimenti scivola via sulla carta esattamente come (immagino) nella mente dell'autore che vive l'avventura dei quattro personaggi compartecipando ai loro sentimenti e al loro dramma che si rende evidente di capitolo in capitolo.
Forse, però, questo grande rigore descrittivo e perizia narrativa smussano quella componente onirica incarnata da Alessia che non sembra mai conquistarsi il proprio spazio e nel finale è risolta in un'ambivalenza scontata e di scarso effetto. E' bene rendere conto in tempo reale di quello che frulla nella mente assolutamente normale© dei quattro protagonisti, ma perchè spezzare le ali a momenti più favoleggiati e soprannaturali specie perchè la verità finale non è completamente razionale?
Sui protagonisti mi permetto un'ultima critica. Cordelia, la giovane ragazza, vanta notevoli incisi (chiamiomole pure parentesi narrative) circa la sua vita passata, il suo background come direbbero gli indiani d'america, in parte funzionale a delineare la sua prospettiva sugli eventi, in parte funzionale a tondeggiare la sua figura fragile eppure coraggiosa; ma gli altri tre? Perchè non indagare il passato anche di Vincent (da dove viene questa sua spietatezza? E la sua reputazione di killer professionistico? Perchè adora visceralmente la sua pistoletta? Non si commuove ad ammazzare la gente?) e di Toretto (a quando la prima sigaretta? la prima canna? la prima sbronza? no vabbè, forse questi particolari non interessano)?
Urge uno spin off si direbbe...
Aldilà di un inizio poco graffiante e di certi capitoli meno brillanti di altri, La Piccola Equilibrista è un ottimo romanzo horror/thriller, originale in certe scelte stilistiche, con un colpo di scena (e mezzo) convincente. Consigliato!

Viene 15 euro alla cassa, ma io posso farvi uno sconticino e forse forse regalarvi un paio di audiolibri!
Qui sotto la copertina: se cliccate su di essa succede qualcosa di magico!


P.S. Mi riprendo un attimo lo spazio che mi compete per un appunto finale. Ho scoperto leggendo questo libro di quanto ormai sia insofferente alla lettura di qualcosa di più lungo di dieci pagine. Forse è colpa della mole di letteratura universitaria, forse non è propriamente il mio geenere, ma impiegare due mesi per leggere le duecento pagine de La Piccola Equilibrista è forse eccessivo specie perchè molte volte ho preferito spendere il mio tempo libero giocando un po', guardando un film o una puntata di un serial, una partita sportiva...
E' normale che ci siano un sacco di cose che attirano la mia attenzione, ma l'idea di leggere interamente un libro proprio mi annoia?

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