giovedì 10 febbraio 2011

Zeno primo blogger

Viene anche la voglia di scrivere a queste latitudini. Ehi, ogni tanto ci penso, ogni tanto ci passo. E stavolta pure ci scrivo.
Un anno esatto fa i contenuti piombavano su queste pagine virtuali a cadenze giornaliere, roba sciccosissima che poi nel tempo si è persa. Chi conosce l'Autore sa bene di quanto imbratti altrui pagine e al tempo stesso di quanto sia allergico ai lavori domestici. Si, verniciatura inclusa!
Ma, ehi, questo è il cantuccio dell'autore, l'antro di Batman di chi scrive, una stanza dei bottoni sui generis, e, magniloquemente, una finestra sulla vita di chi scrive (l'idea di sostituire vita con pensieri è apparsa e in un fulmine è disapparsa).
Più verosimilmente l'apertura di tale blog è stat a lungo influenzata da un passo de La coscienza di Zeno di Svevo/Schmitz o dir si voglia. Forse l'unico passo diciamo di un certo spessore, perchè tra pippe mentali, flaneur e rincoglioniti (caro Freud, segnati questo termine e gentilmente depenna nevrotici) il romanzo fa di tutto per non farsi leggere.
Il libro viene ipoteticamente pubblicato dallo psicanalista che ha in cura Zeno Cosini: è lui il primo a consigliare al paziente di stendere le memorie della propria vita, poi quando di punto in bianco sceglie di interrompere la terapia, il medico si rivolge a un amico tipografo. "Le pubblico [le memorie] per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch'io sono pronto a dividere con lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate!".
Il Preambolo all'opera che segue è un dialogo con l'inconscio, diciamo pure un valido antesignano dei soliloqui qui e su altri blog. Il soliloquio non è un monologo, presuppone o l'assenza di un uditore o che l'uditore non capisca una beneamata minchia. Ci ho preso?

"Sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata perché dalla mia mente eliminai ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato da me. Io lo vedo. S’alza, s’abbassa... ma è la sua sola attività. Per ricordargli ch’esso è il pensiero e che sarebbe suo compito di manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la mia fronte si corruga perché ogni parola è composta di tante lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il passato"



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