giovedì 24 febbraio 2011

John Wayne, la piccola contabile e Chuck Norris

Fa parte della maturità del western andare oltre il duello finale, climax di una narrazione classicamente lineare. Il Grinta dei Coen si permette di ritrarre lo sceriffo Coburn (un magnifico Jeff Bridges, tra l'Eastwood degli Spietati e il Landon Ricketts di Red Dead Redemption) con l'arcigno rivale in un cavalcata nella prateria da giostra medievale e poi prodursi in un epilogo che ha tutto il sapore fordiano.

Piú in profondità é finalmente il tanto sospirato western degli autori di Fargo e Non é un paese per vecchi (che già al mito della frontiera si avvicinavano e di parecchio), il trionfo del seppia come fotografia e anche la spietatezza di un cinema che non fa sconti ai malanni dell'America, passati e coevi.
Più in là vive della statura degli interpreti e di una panoramicità invernale grandiosa, vive di una colonna sonora cadenzata riecheggiata piú e piú volte. Vive finalmente di un ardore volitivo e patriottico non difeso a spada tratta, ma posto continuamente in discussione: lo sceriffo é un ubriacone, il texas ranger un pavido, la quattordicenne una quattordicenne, eppure tutti non lesinano in atti di coraggio improvvisato contro la famigerata banda di Lucky Ned.

La domanda a questo punto diventa: puó un film di genere (come è orgogliosamente il western, checché ne dica qualcuno) sbaragliare ai prossimi Oscar del 27 Febbraio? Difficile fare previsioni nonostante il collaudato nome dei Coen, anche perchè il fim non primeggia mai veramente nelle categorie per cui è stato nominato.
Si vedrá. Incrociando le dita e le pistole.


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