giovedì 17 marzo 2011

Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme

Delle polemiche al dìm di festa se ne fa di sicuro a meno. Delle pene e dell'ipocrisia di chi questa giornata proprio non la vuole, di chi sputa e irride il paese più bello del mondo.
Non si fa della politica il 17 Marzo, tutt'al più della retorica. Convenzionale e boriosa quanto si vuole, ma ogni tanto aggrapparsi agli autentici valori risorgimentali, laici ed unitari, stimola la coesione e il senso di pacifica cooperazione.
E di prove questa Italia ne ha affrontate parecchie e non staremo certo qui ad elencarle: ci sono stati momenti tristi e momenti di gioia, sapientemente distribuiti dall'Eterno all'atto di fissare l'inizio della Storia della Penisola Unita e dire ci rivediamo tra cinquanta, cento, centocinquanta, cinquecento, mille anni. La palpabile euforia di un progetto monumentale, culturalmente forse ancora da compiersi, un progetto osteggiato da quei porci che avevano fatto dalle Alpi alla Sicilia il proprio porcile, da quelli che definivano l'Italia come "una espressione geografica" e basta.

Garibaldi a Palermo di Giovanni Fattori (1860-1862)

14 Marzo 1861 è la Proclamazione del Regno d'Italia, tre giorni più tardi Vittorio Emanuele II sarà incoronato Re d'Italia. Un paio di settimane più tardi si riunirà il nuovo Parlamento, che darà la fiducia al primo esecutivo dell'Italia Unita: lo guiderà Camillo Benso Conte di Cavour. Morirà nel Giugno dello stesso anno e al suo posto giungerà il toscano Ricasoli.
C'è chi dice comunque che l'italia nacque il 26 Ottobre 1860 a Teano, paesello del Casertano, in cui Giuseppe Garibaldi consegnò al Re Di Sardegna Vittorio Emanuele II il Regno Borbonico. Altri tempi, altra politica, altra nobiltà.
Sulla Storia del Risorgimento si è fatto tanto ma tanto revisionismo, si è detto dell'intromissione della massoneria (ma va), delle ruberie di Garibaldi e del suo luogotenente Bixio, di quei plebisciti-burletta (come ebbe a denominarli Montanelli) di Toscana, Marche e Lazio, del Risorgimento imposto dall'alto. Tsk, tutte fandonie. si discute di minuzie per nascondere il fatto storico, chiaro e indiscutibile, di una Nazione che fino al giorno prima era solo un coacervo di staterelli, schiavi delle potenze europee, e da quel giorno ha iniziato a intravedere un futuro luminoso. Lo ha inseguito con la schiena chinata, ma mai ha dimenticato di volgere gli occhi al cielo.
Quel giorno che non ci siamo detti addio, ma ciao.

da Garibaldi di Andrea Paggiaro (2010)

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