lunedì 30 maggio 2011

Il vero sconfitto è il bipolarismo

Ok, Pisapia strappa Milano, De Magistris vince a Napoli. Un tonfo del centrodestra ben più imponente del previsto: a Milano paga lo scotto di aver ricandidato un sindaco vergognoso, assenteista, presente alle inaugurazioni dei musei, ma mai seduto sullo scranno del consiglio comunale. Per "essere incollati al cadreghino" bisogna quantomeno poggiarvisi le chiappe sopra. A Napoli il tracollo è ancora peggiore, pesantissimo: Lettieri in testa al primo turno, viene sorpassato, scavalcato, annichilito dall'esuberante De Magistris.
Ora è chiaro che i risultati (pressochè uniformi su tutto il territorio nazionale e sbilanciati quindi verso sinistra) ben rispondono allo stato di stanchezza rilevato sulla squadra di governo, specie sul Presidente del Consiglio in palese parabola discendente (si creano le condizioni non per una crisi di governo, ma per un passaggio di leadership nel 2013). Gli elettori lo hanno rilevato e hanno disdegnato i candidati comunali, preferndo quelli di area opposta. Va comunque sottolineato che la tenuta politica del PDL resta elevata e scende a poco meno del 30 %: a scendere davvero in basso è la Lega, la quale dopo l'exploit dell'anno passato ottiene risultati pessimi un po' ovunque, anche nei suoi feudi (provincia di Varese); il Partito delle Libertà, però, non subisce lo smarrimento dell'ala finiana, ininfluente se guardiamo ai dati dei terzo polo, segno evidente che la proposta di Fini non convince e sopratutto che il partito dell'ex leader di AN non ha messo in piedi un valido programma politico.
Bersani esulta e si complimenta a destra e a manca, ma verosimilmente pure il suo partitino deve cedere il passo. Partiamo dal fatto che anzichè cogliere i festeggiamenti subito spara a zero su un nemico che già ammesso la sconfitta chiedendogli le dimissioni: beh chiaro, si vota nei comuni e si chiedono le dimissioni del Governo. Logica del cazzo, politicamente parlando...
Con ciò si aggiunge che nè De Magistris nè Pisapia hanno in tasca la tesserina PD, che se il primo già al precedente turno poteva vantare su una ben orchestrata coalizione di tutte le forze "antiberlusconiane" (che brutta parola: come se il voto fosse contro qualcuno e non a favore di qualcun'altro...), il secondo era dalla parte dell'IDV e al primo turno gli era contro un altro candidato espresso dal PD, esattamente come Lettieri aveva il sostegno del PDL partenopeo.
Qui si capisce poco o nulla: vince Sinistra e Libertà, Vendola, il sindaco è un ex di Rifondazione Comunista, che dice di voler "liberare Milano". Da cosa esattamente? Dai milanesi razzisti?
Vince l'Italia dei Valori, Di Pietro, il sindaco è un ex magistrato, un ex parlamentare europeo, uno che di poltrone ne ha cambiate tante.
Dunque perdono il PDL e pure il PD, che tra primarie e lotte tra le urne non è riuscito a proporre un proprio candidato nei due comuni chiave di questa tornata elettorale. Che c'è da esultare?
Vincono i partitini e si spezza ancora di più un bipolarismo soggiacente nelle menti d'Italia, ma che non s'ha da fare, che tarda a divenire istituzione. Vincono i progetti mirati alle comunità cittadine, ma il voto va in funzione della situazione nazionale, significa disapprovazione all'operato del Governo. Chi è il vero sconfitto? Il sistema maggioritario, oramai inesistente, condizionato da partitucoli al 2, 5 %, indispensabili davvero davvero, così tanto da dettare l'agenda (vedi Lega che sbraita di voler trasferire alcune sedi ministeriali), così tanto da sorpassare i candidati dei partiti cosidetti maggiori?
Chi vuole esultare esulti, gioisca dei capoluoghi "liberati", rilevi il cambiamento del vento se vuole, ma certo mediti su quale strada deve (e dovrà) prendere questo paese. Schiavo della vecchia politica, sempiterna vittima del partitismo arruffa arruffa e pure malstrutturato, frutto di alleanze a geometria variabile, valide forse sul territorio, ma inattuabili sul piano nazionale.
Che bella comunque la democrazia: tra cinque anni il vento è destinato (forse) a cambiare di nuovo. Davvero.


Riassunto (da un utente Facebook): Quindi: a Milano vince il candidato vendoliano, dopo che ha battuto alle primarie quello del PD. A Napoli vince De Magistris, candidatosi contro il volere del PD e persino dei vendoliani napoletani; e vince al ballottaggio, contro il candidato del centrodestra, mentre quello del PD è uscito al primo turno. In tutto ciò, il PDL crolla miserabilmente, soprattutto al nord. Altro che vento del cambiamento: il vento una direzione ce l'ha, qua non si sa da dove iniziare. :P

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