venerdì 27 maggio 2011

Mandarini nel deserto

"Kit Carson è il miglior scout del mondo ma non estrae mica molari"

Marrakech Express di Gabriele Salvatores è il classico road movie. Un amico in prigione in Marocco, ventimilioni di cauzione e un viaggio della sua ex compagnia sulle sue tracce. Un film che stenta a decollare, ma riesce a raggiungere il proprio autentico significato all'avvicinarsi del desertico nullo brulla di nulla. Prima ci sono piccole baruffe alla Una notte da leoni (due), tipo una scampagnata sul set de Il Buono, il Brutto, il Cattivo o alle prese con una scimmietta fiutadroga, ma è appunto il poi, l'oltre il civile, nel mezzo del silenzo, del rumore del vento (di una ruota che s'è appena bucata) i quattro avventurieri si ritrovano, si ricongiungono...e ripensano a dieci anni prima. La spiaggia di Ios, la televisione in bianco e nero, le foto di gruppo anch'esse in bianco e nero, boom generation in analogico. Pillole di road philosophy: meno riuscito del premio Oscar Mediterraneo per via di una maggior leggerezza nella trattazione, Marrakech Express per il suo modo di declinare internamente/intimamente nelle sue location il profondo significato dell'amicizia: sfottò privi di senso, schiaffettini e percosse morali più che altro.
Pollice verso alla colonna sonora: pezzi grossi di De Gregori (La leva calcistica della classe '68) e Dalla (L'anno che verrà), ma repetita non iuvant!

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