mercoledì 6 ottobre 2010

Freud e il parco acquatico Garibaldi

Dunque prendetelo come fumoso, anzi molto fumoso. Perchè se già un sogno d'antologia remmiana è roba da allucinanti incastri pseudologici, cioè psicologici, a dodici ore o forse più alla conturbanza mentale s'arreca pure il ricordo.
Dunque il cielo era terso, questo è certo, come d'altronde lo era ieri su gran parte della Padania; però però non pioveva, cioè forse sì, cioè forse no. Il luogo certo che lo ricordi: Milano, Porta Garibaldi. Che in realtà non aveva nessun carattere reale di quella zona ora sventrata dai lavori per il megaparcheggio sottorraneo (leggasi nell'interpretazione freudiana: sottomarino. Prosegua amato lettore), se non fosse per le insegne della metropolitana M2. Cioè c'erano delle M questo sì, ma qualcuno ti ha instillato nella mente che quella era la stazione Garibaldi. Pace...
Come ore dovevano essere le 18, perchè c'era un pò di buio, un pò di freddo e un pò di fretta per non perdere il 6.45.
Tuttavia c'è un immenso particolare: l'intera area era sommersa. A rigor di logica non si capisce nè come nè perchè. Fatto sta che - why - emergevano dall'immensa e cupa distesa liquida le insegne della metropolitana ebbasta.
A ricreare un pò di vita ci pensano dei moli di legno che fanno tanto porto di Springfield, nella versione sovente saggiata dai Simpsons. Poi dovrebbe far capolino un vecchio amico, credi di aver scambiato due chiacchere con lui ma poi vi siete congedati. Credi.
Più nitida è l'incomprensibile corsa successiva: qui sì che ha iniziato a piovere, FORTE, e tu hai percorso il chilometro, chilometro e mezzo (giusto per dare un'idea) di costruzione erta sopra un mare in agitazione.
Ti prende un colpo quando un rugoso capodoglio ti salta in parallelo al tuo tapirulan (e dire che l'orca di Sonic Adventure ti esaltava e ti esalta a tutt'ora), affretti il passo finchè arrivi al termine del molo. Nemmeno il tempo di prendere fiato che dall'acqua sbuca un immenso polipo gigante, tipo quelli fotografati negli abissi dagli esploratori dell'800, sì insomma quelli con le ventose grandi quanto una Smart. Da qui la classica del cinema: il polipo atterra stecchito e per un pelo non ti piglia sotto. Riscappi a perdifiato e riattraverso il chilometraggio di tronchi d'albero.
Puf!
Qui termina il nastro, cioè la memoria del sottoscritto.
Lungi dal dire che di sogni ne fai tanti, ma che pochi restano impressi così nitidamente e sopratutto a queste ore di distanza, ora il problema è l'interpretazione.
Che cazzo frulla il mio cervello? Da quali ossessioni scaturisce labbalena e il metrò allagato?

A pensarci bene la descrizione vanta sporadiche analogie con la Rapture di Bioshock. Peccato che il 2 non lo hai giocato e che il primo te lo eri giocato all'uscito, tipo due anni e più fa.

1 commento:

  1. Uh-uh! La puntata 12 della Stagione 14 di South Park ha bizzarramente chiarificato la visione del di sopra sogno.

    http://yfrog.com/5ycthulup

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