mercoledì 8 dicembre 2010

Un po' freddina questa guerra

Call of Duty Black Ops, il primo videogioco della storia ad avere significativi cali di frame rate nei Credits finali, è per l'Autore una cocente delusione. Con le patriottiche immagini a conclusioni della vicenda ancora calde, ecco buttar giù le prime impressioni.
Dopo aver provicchiato i due Modern Warfare e dopo la marmellata di musi gialli di World at War, ecco che Black Ops te lo godi sul serio. E nella speranza di ritrovarti di fronte un grande titolo, degno del nome che porta e degno dei dediti ricami di Infinity Ward, il team nato e rifocillato a propria immagine da Activision (cioè cresta bassa e non esaltarti troppo per i lauti guadagni) Treyarch quest'anno saluta anch'esso la Seconda Guerra Mondiale e da vita a un setting atipico per la serie.
La Guerra Fredda e più nello specifico gli anni '60 del palcoscenico internazionale: dalla crisi dei missili cubani alla guerra in Vietnam. Videoludicamente parlando è proprio il conflitto asiatico a risultare il più appetitoso e difatto su Playstation 2 e Xbox (già, pure PC) ne sono usciti davvero un sacco di titoli ambientati tra le giungle del sud-est asiatico: ai vari Conflict Vietnam, Shellshock Nam, ecc... mancava l'adeguato pathos e il dramma bellico, ma ad alcuni mancavano pure adeguate meccaniche capaci mimetizzarsi tra la fitta vegetazione e quindi capaci di andare oltre lo sparo compulsivo.

Il retrocopertina riporta un giudizio di Everyeye.it: "il miglior call of duty di sempre".
Occorre dirlo: fail!

Black Ops in tal senso non fa del Vietnam il proprio Vietnam, ma sviluppa il gioco secondo una varietà eccellente, ben maggiore dei precedenti episodi della serie. C'è il Laos ma c'è anche una Kowloon stilettata dalla pioggia, c'è per giunta un Circolo Polare Artico invaso dai nazisti nell'inverno del'44. C'è una prima missione tra i ruderi coloniali di Cuba a massacrare comunisti danzerini castristi loro malgrado, c'è una seconda missione tra i ghiacci della Siberia nel tentativo di evasione da un Gulag (qui si parte da una chiave inglese come arma, poi ecco una pistola e così via sino ai giocattoli più goduriosi: un buon modo di trasmettere il potere al giocatore in seguito ai suoi successi). E qui meglio fermarsi con il conto delle missioni che altrimenti si spoilera troppo.
Nell'FPS Activision (di cui avevamo a suo tempo festeggiato il lancio italico) si spara e molto, si equipaggia sempre la mitraglietta con mirino Reflex, a volte si imbracciano megacannonigiganti (ma solo quando ce lo dice il gioco e solo quando ci sono quei dannati elicotteri checel'hannoconme da abbattere), se vuoi lancia una granata per bloccare il passo ad alcuni nemici.
Tutto normale quindi? E invece duole constatare come il meticoloso posizionamento strategico dei primi episodi è andato a farsi fottere dietro ad assalti condotti con poco cervello e molto muscoli dell'indice destro. Certo ci sono le solite missioncine sui binari coi mezzi, qui espansi a chiatte fluviali (interessante l'accompagnamento di Symphaty for the Devil dei Rolling Stone) e elicotteri pilotali e armabili. I velivoli dotati di elica (famoso lo scetticismo di Infinity Ward per qualsiasi cosa si librasse in vola, famosa la demo dell'E3 2010 di Black Ops con per l'appunto elicotteri a destra e a manca e bum bum bang bom) si rivelano comunque goffi e rozzi, comandati con un sistema di controllo tanto pressapochistico quanto quello delle astronavine di Halo Reach.


A questo punto resta da sputtanare la trama di gioco che definire scontata è farle un complimento: cioè ci sono sti numeri associati a non si sa cosa, un marines statunitense che ha un grosso mal di testa, un ribelle dai bizzarri costumi, uno spietato scienziato di Herr Fuhrer e un'arma in grado di annichilire gli USA interi. E anche un Fidel Castro che non vuole morire. Detta così sembra una barzelletta, ma non lo è: le barzellette sono chiare e lineari, le migliori le capisci subito e ne ridi per i giorni a venire, qui semmai non si capisce chi faccia chi, chi perchè faccia chi, chi si faccia chi e solo alla fine grazie al Cielo si sbroglia un pò la matassa. Difatti l'ultima missione è quella più valida come gameplay, perchè non vede le continue infiltrazioni di una trama di gioco che ancora parla della conquista del mondo e del solito milite americano debole e magrolino che salva la propria patria, da un calcio in culo al colbacco e si goda la pensione sull'Isola di Caprera.
Pura routine per chi c'era in Normandia, a Pearl Harbour, a Iwo Jima, in Medio Oriente e all'aereoporto moscovita...

3 commenti:

  1. Beh, come non essere d'accordo. Treyarch ha fallito miseramente e Activision, nonostante goda ancora delle vendite stratosferiche, l'anno prossimo accuserà sicuramente il colpo... La cosa che mi rattrista è vedere i "votoni" dati dalla maggior parte delle siti e riviste specializzate in tutto il mondo, oltreché leggere cose insensate. Perché, diciamolo: questo FPS può piacere soltanto a chi di FPS capisce poco o nulla, a tutti gli altri fa soltanto venire la nausea!

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  2. Io lo avevo detto l'anno scorso di premiare in maniera dovuta Modern Warfare 2, sicuro che con lo smembramento di Infinity Ward la serie avrebbe accusato il colpo.
    Black Ops ha idee interessanti (anzitutto la grande varietà di situazioni)ma è sostanzialmente sparare a tutto qaunto si muove, senza criterio e senza un minimo di ragionamento.
    Eccolo venuto meno l'equilibrio che sorreggeva i primi due capitoli della serie.
    Poi, oh, in multiplayer resta un signor gioco, ma in questo caso Treyarch ha vissuto di rendita.

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  3. Già, MW2 andava premiato. Ti dò assolutamente ragione. Stesso discorso su Treyarch che con Black Ops è andata di rendita. Vedremo l'anno prossimo xD

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