domenica 18 aprile 2010

Libertà sessuale: a chi?

Una delle maggiori conquiste del secolo scorso è stata certamente, fuor di dubbio, il raggiungimento della parità sessuale. Un traguardo, specialmente in Italia, sognato per tutta la prima metà del secolo, quando in Francia e in Inghilterra le donne già erano chiamate al voto. Questo in Italia no: per la Chiesa e per il Fascismo la donna era e doveva essere un'umile serva della patria, chiusa in casa a sfornar bambini per la glorificazione della razza italica.
L'aborto e il divorzio sono arrivati piuttosto in là, anche se le due cose oggigiorno sono sedimentate dalla popolazione e forse strabusate. Nessuna quindi si ricorda più di quella generazione che combatteva il maschilismo e la repressività di una società troppo bigotta e perbenista, "la generazione - scrive in un lungo articolo sul Corriere della Sera la scrittrice Susanna Tamaro - che nei tè pomeridiani, tra un effluvio di patchouli e una canna, imparava il metodo Karman, cioè come procurarsi un aborto domestico con la complicità di un gruppo di amiche. Quella generazione che organizzava dei voli collettivi a Londra per accompagnare ad abortire donne in uno stato così avanzato di gravidanza da sfiorare il parto prematuro".
Quell'avanguardia del femminismo dove sta ora? Ha dichiarato conclusa la guerra, se ne sta nelle tante cittadine della penisola a incitare la figlia (o addirittura la nipote) all'aborto, al sesso sicuro, alla contraccezione? E la società cosa insegna a chi si affaccia per la prima volta sul mondo del liberalismo sessuale?
"Ho l’impressione - prosegue la scrittrice - che anche adesso il discorso sulla vita sia rimasto confinato tra due barriere ideologiche contrapposte", la Chiesa da un lato a promuovere con forza ed efficacia una difesa a oltranza della vita, i progressisti a negarla con fermezza, come un ferrovecchio che quando non funziona più, quando sfida le tecniche evoluzionistiche darwiniane, va abbandonato, buttato.
A questi adolescenti, questi nati negli anni '90, "qualcuno ha spiegato loro che cos’è la vita, il rispetto per il loro corpo? Qualcuno ha mai detto loro che si può anche dire di no, che la felicità non passa necessariamente attraverso tutti i rapporti sessuali possibili?". Una promiscuità sessuale, ormai accettata con lassismo, porta necessariamente a una libertà senza confini, richiama la contraccezione come un gioco, roba da un sì o da un no: se va male pazienza, la creatura la cestiniamo.
E allora la domanda cambia, "sono più felici, mi chiedo, sono più libere le ragazze di adesso rispetto a quarant’anni fa? Non mi pare. Le grandi battaglie per la liberazione femminile sembrano purtroppo aver portato le donne ad essere soltanto oggetti in modo diverso". Non già reprimendo il loro corpo, la propria sessualità, ma esaltandola, curando la propria immagine, il proprio look, il proprio apparire. Vediamo con una certa frequenza bambine truccate come prostitute, al cellulare con le amiche o forse con il fidanzatino, che ti guardano perse, superiori, pronte a tutto: e poi arriva la maggiore età, laddove "pare che molte ragazze, per i loro diciotto anni, chiedano dei ritocchi estetici in regalo. Un seno un po’ più voluminoso, un naso meno prominente, labbra più sensuali, orecchie meno a vela".
"Siamo passati così - conclude la Tamaro - dalla falsa immagine della donna come angelo del focolare, che si realizza soltanto nella maternità, alla mistica della promiscuità, che spinge le ragazze a credere che la seduzione e l’offerta del proprio corpo siano l’unica via per la realizzazione. Più fai sesso, più sei in gamba, più sei ammirata dal gruppo". Così non va, mie care, così si perde il contatto con le conquiste precedenti, così si banalizzano i preziosi risultati agguantati, così si routinizza uno status strappato con i denti e con le unghie. Sporche e insanguinate, non di smalto appena fresco.

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