giovedì 29 aprile 2010

Lo chiamavano il travirgolette Fantastic Mr. Fox

Sala praticamente vuota. Un grassone ed io.
Giovedì pomeriggio, ma comunque appare chiaro come di Fantastic Mr. Fox il pubblico non sappia che farsene. Scomparso dopo una settimana dalla stragrandissima maggioranza delle sale della penisola, l'ennesimo film d'animazione non certo blasonato bistrattato puntualmente al botteghino: ma la colpa non è necessariamente di Wes Anderson, il regista dei Tenenbaum e de Il treno per il Darjeeling, quanto piuttosto della spocchiosa nomea infantile che il cinema d'animazione si porta dietro dagli albori, appiccicata purtroppo anche a produzioni più raffinate come Fantastic Mr. Fox. E in questo inossidabile marchio a guadagnarci è soltanto la spettacolarizzazione del 3D (tipo del recente Dragon Trainer di Dreamworks), feature quasi sempre incollata all'ultimo minuto, figurarsi l'ormai vetusta stop-motion, così grezza, così pre-cinematografica. Fotografare immagini statiche e poi metterle in sequenza a formare un segmento d'animazione (roba da una giornata di lavoro per 30 secondi di film) determina infine una tecnica metodica, paziente, logorante, ma anche infinitamente curata, precisa; e Wes Anderson approfitta dell'opportunità offertagli per giocare sapientemente con la regia, producendo affascinanti movimenti di camera, suggestive inquadrature e simpatici rimandi tra un fotogramma e l'altro. Lo può fare...


La storia deriva da un romanzetto di Roald Dahl che funge sopratutto al regista e sceneggiatore americano per sfoderare un umorismo totalmente british, già contenuto nella favola, ma corroborato nella pellicola da squisite soluzioni grafiche, a cui la stop motion fornisce ulteriori motivi per suscitare ilarità, secondo un contenzioso tra staticità e dinamismo che diventa cifra stilistica di prim'ordine. Graficamente Fantastic Mr. Fox è il trionfo di un colorito autunnale, totalmente immerso nella campagna inglese di un Babe, di un Animal Farm; mele vermigne, foglie spossate, alberi che si genuflettono.
Caratteristico, ridente, ameno? Certo. Banale, semplicistico, futile? Nossignore. Anche se in questo amore per il dettaglio, per i minuscoli movimenti del pelo, degli arti, dell'ambiente, si evidenzia un'agghiacciante inespressività nei primi piani che addirittura rimanda ai molti brividi percorsi dalla visione delle robotiche facce di Spirit Within, ormai più di dieci anni fa. La gag degli occhi a spirale per intendere una momentanea assenza, un essere tra le nuvole, viene più volte ripresa con vari personaggi (Kylie, l'opossum, Fox, ecc...), simpatica nel suo essere, ma certamente infelice nella resa in stop motion.
Il tocco campagnolo, agreste, "selvatico", viene anche da una eccelsa colonna sonora che tra temi country, ballate romantiche, Beach Boys, filastrocche (in memoria del vecchio Roald), Rolling Stones, vibrare di corde del miglior western morriconiano (le rese dei conti Anderson le immagina proprio come ai tempi dei cow boy). Una varietà impressionante, una selezione sonora che non sbaglia un colpo...pardon una nota, una eccellenza raramente eguagliata specialmente perchè ci troviamo di fronte a una sceneggiatura piuttosto a senso unico.
Roald Dahl chiedeva giustamente una favola che sapesse intersecare diversi temi in una avventura eccezzionale fatta di rivalsa, coabitazione, unione, abnegazione: più o meno Anderson vorrebbe sviluppare tutti questi impliciti spunti a dovere nella pellicola, ma i dialoghi rimangono piatti, scontati, privi di sottotrame, non sviluppati a dovere.
Una volpe ladra di pollame (e sidro) si sposa e decide di mettere la testa a posto dedicandosi al mestiere di giornalista: ma un difficoltoso trasloco dal sottosuolo ad un quasi sempreverde sulla collina gli pone di fronte tre succosi bersagli, le fattorie di Boggis, Bunce e Bean, una sfida da leccarsi i baffi per un ladro professionista. La cosa diventa però troppo grande e i tre fattori non vogliono fargliela passare liscia distruggendo il suo albero-casa e scavando nel sottosuolo per stanare Fox e la sua famiglia. L'asciuttezza della trama (complicata però da molti personaggi che irrompono sulla scena) non gode di un'adeguato sviluppo di tutti i temi posti sul tavolo, come osservato poc'anzi. Ma la conclusione in sè amara ("brindiamo alla nostra...sopravvivenza") e sottilmente ironica (la beffa sarà di generose proporzioni) risolleva debolmente la trama che di certo non necessitava di un secco finale a sciogliere molteplici tensioni precedenti.
Volendo tirare le conclusioni, Fantastic Mr. Fox è una pellicola destinata a essere coccolata da una minoranza, che seppure ne riconosce i difetti, si dichiara pronta ad apprezzarne lo sforzo, il metodico e totale impegno richiesto da un'animazione in stop motion, mezzo ottimo per controllare minuziosamente la produzione, ma fonte infinita di problematiche metodiche, che il regista dimostra di sapere ben fronteggiare convogliandole all'interno di un umorismo dannatamente pervasivo. Di stampo britannico, come piace tanto...

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