domenica 16 maggio 2010

Teleindipendenti

Televisione. Informazione, serie tv, intrattenimento.
E' davvero il massimo contenitore per ogni prodotto della specie umana, oppure molto meno? Molto molto meno? Cioè, nel piccolo schermo passa tanta di quella roba che è così complesso scindere la merda dalla cioccolata, individuare qualcosa di realmente meritevole, non so un telegiornale professionale e (per quanto possibile) imparziale, un format d'intrattenimento ben congeniato, una serie tv vivace e non derivativa.
Dunque, esistono (de gustibus non disputandum est) tutte queste trasmissioni? No di certo, troppi telespettatori, troppe audience, tanti target, come puoi fare in modo di omaggiare tutti questi con programmi della medesima qualità?
Una televisione deve fare alta cultura o basso umorismo? Ma sopratutto quando lo deve fare, di mattina o a tarda sera la prima, e per il resto il secondo (tiggi compresi)?

Vediamo un pò il palinsesto dello spettatore domenicale: dunque pranzo dalla suocera (pollo ossuto e vino-aceto), partita al bar con i baffuti compari, quattro giri dell'isolato con la moglie giusto per far vedere ai vicini che va tutto a gonfie vele, cena parca (meglio i buchi allo stomaco degli avanzi della megera!) e poi il relax serale. Dieci anni fa si vedeva Mai Dire Gol con la Marcuzzi quando ancora non era un cavallo. Ma questo tempo è oggi finito: in ordine assolutamente casuale, tanto si intersecano tutti e tre:

- La Pupa e il Secchione: non si parla d'altro, è il numero due di un reality aberrante, ma tutti trovano ragione per dialogare di questo e di quello. Gli omini naturalmente mettono in scala le vette più alte del mondo, mentre le donne (chi le capisce) si fissano sulla pelata di chimici e ingegneri, la cui unica colpa (dei chimici, con ovvietà) è quella di conoscere a memoria ciascuna riga di Guerre Stellari. Sarà vero?
Il ritorno di sventola e camice è quanto di più patetico, artificioso, meschino possa architettare la tivvu di quest'oggi. Più di qualsiasi grande fratello, dove lì almeno si ha la certezza di stare facendo un programma di merda che butta fuori dalla casa da dieci anni il senno degli italiani (e non solo...mal comune...).


- Crozza Alive: su queste pagine più e più volte abbiamo citato la copertina che Maurizio Crozza tiene ogni martedì all'apertura di Ballarò. Diverte dopotutto, a sprazzi. E poi ogni domenica la simpatica La 7 gli concede due-tre ore per portare un pò di riso. E forse ci intravedi della satira.
Beh, dispiace che programmi di questo genere siano confinati a tarda notte o addirittura assenti dai palinsesti, perchè sono comicità intelligente, certamente ideata con più sforzo degli indigesti slogan di Zelig o di Colorado (slogan quali slogan...?).
Così tra un Napolitano costretto a sorbirsi gli strilli mattutini dei Feltri, dei Mauro, dei Travaglio, un Bersani a prova d'idiota, un (s)fortunatissimo Re Umberto e il figlio Trota nella "saga padana" Excalidur, un architetto-designer-lifestylist-artcreator Fuffas (quest'oggi seriamente intenzionato arisolvere il problema dell'illuminazione di grandi metropoli invitando nottetempo nove milioniditriliardi di gatti e ghiri), c'è un curioso spaccato di una Italia a suo modo simpatica, comunque gioviale.


- The Pacific è il "gemello" di Band of Brothers, prodotto da Spielberg e Tom Hanks. La serie televisiva più costosa mai prodotta, mica bruscolina. Racconta il fronte del Pacifico, l'offensiva statunitense del 1942, dalle Isole Salomone a Tokyo, passando per le infernali Iwo Jima e Okinawa. E' un serial competente, ben diretto, cupo come il carboncino che disegna i titoli di testa (quasi come una vecchia stampa giapponese), eppure immune a una certa retorica patriottica.
Ogni domenica su Sky Cinema vengono trasmessi due episodi e comunque la serie è ben lungi dal concludersi (almeno nella messa in onda italiana, di un paio di mesi più indietro rispetto a quella statunitense), ma ugualmente lascia riflettere su cosa chiedere e cosa deve essere una serie televisiva. Non un film, non un documentario, non un pezzo di cronaca, ma un prodotto coi suoi tempi e i suoi clichè registici: si tratta di progetti molto seguiti dal pubblico, ma purtroppo altrettanto costosi. Giorgio Buscaglia dell'emittente nazionale Rai Due qualche giorno fa ha ammesso tale difficoltà, che porta a un consumo spropositato di produzioni americane: "con una puntata di Coliandro ci compriamo 12 serate di NCIS".
Visto? non si possono sfornare continuamente The Pacific, ma è bello ogni tanto affacciarsi al piccolo schermo e vedere qualcosa che non puoi ammirare altrove. Dai, non tutto è da scartare. Come il maiale...


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