venerdì 5 marzo 2010

L'invictus Mickey Rourke

Una promessa è una promessa. Un giuramento, mano sul cuore e croce sul petto. Per quelle poche volte che non si tiene fede alla promessa, è il senso di colpa ad assalire, prima ancora di qualsiasi punizione, rinfacciamento...
Una promessa è una promessa: rispettarla richiede rabbia, sacrificio, grinta, impegno. Tutti attributi che sono assolutamente propri del Nelson Mandela di Clint Eastwood in Invictus, ma anche del Mickey Rourke di The Wrestler. Promisi di trattare della bella pellicola del grande Clint, ma è ovvio che film come quello di Aronofsky cambiano davvero la percezione dell'arte cinematografica. E poi vi sono punti di contatto tra i due. Sublimi opere su pellicole, mirabili affreschi di vita.


Primo, lo sport (vero o verosimile) come comune denominatore. L'assoluta dedizione a una causa, a un'ideale, a una classe. Lo sport che unisce, incontra, stima l'avversario come pari, come dotato delle medesime pulsioni, paure, istinti. Il rugby che unisce verso un'obiettivo nobile, dalla gigantesca responsabilità, ma in cui si corre uniti ad agguantare l'ideale a lungo anelato. Il wrestling che, nonostante le sue brutture, le sue delusioni, le sue cattive abitudini, mantiene rispetto, stima per il compagno, l'avversario, il rivale di mille campagne: ma sopratutto l'intera carriera tende all'omaggio, al servigio, al volere dei fans, ai quali si deve tutto, anche l'estremo sacrificio.
Passa nettamente in secondo piano il grande affetto e interesse che l'Autore prova nei confronti delle due discipline, per motivazioni assai diverse, ma per cui batte un'unica passione. Per lo sport che unisce e non che divide.
Secondo, l'avventura umana fatta di scivoloni e capitomboli, brevi glorificazioni, e poi ancora a strisciare nel fango, mangiare polvere, sognare i bei tempi andati...oppure risollevarsi, rientrare nella mischia, balzare nuovamente sul ring, guardare in faccia l'avversario, perdonarlo se necessario a rimettere in parità le cose. E via verso una nuova sfida.
Terzo, questo è fottuto cinema. con la c, la i, la n, la e, la m e la a MAIUSCOLE. E' cinema, vero, palpabile, autentico. Che ti fa sorridere e ti fa piangere (lacrimuccia per entrambi, già già, per questo cuore di pietra...). Che ti fa sentire vivo, capace di provare emozioni. E lo sguardo corre inevitabilmente all'effettologia burtoniana di un'Alice in Wonderland: beh, rimarco, felice di non andare a vederlo! Due capolavori nel giro di quarantotto ore non capitano mica tutte le settimane.


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