sabato 5 giugno 2010

L'Autore che cammina

Le sue 142 pagine sono state divorate. Ma pacatamente, serenamente.
Una foga tutta particolare nel leggere, nel percorrere le tavole. Un flusso emotivo continuo. Sapevi che Jiro Taniguchi fosse un autore molto bravo, atipico nel panorama fumettistico nipponico, ma non pensavi fosse un così grande narratore per immagini, capace di cogliere espressioni, tonalità, odori, emozioni uniche che ai più resteranno nascoste. E L'uomo che cammina (1990) è uno dei punti più alti della sua arte. E sopratutto un qualcosa che ti è penetrato dentro e da lì nemmeno vuole andarsene via.
Forse perchè ti identifichi con l'uomo che cammina, con quella curiosità per le piccole cose, per gli adori del quotidiano, gli umori ordinari: tant'è che appena chiuso il volumetto te ne sei uscito ed hai affrontato l'isolato con uno spirito nuovo, meravigliato per le liriche tonalità di Madre Natura ma anche per il rombo della Modernità.
Ti ritrovi anche nell'ambientazione, un sobborgo alla periferia di Tokyo che si scinde abilmente in arieggiati boschi e veloci arterie cittadine. E ti ritrovi pure nel pensiero di Taniguchi quando dice che "l'uomo che cammina è un uomo spensierato. Gli piace camminare con tranquillità", e poi "già, l'uomo che cammina è proprio un tipo strano".

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