martedì 22 giugno 2010

Prova di Sinistra: Omaggio alla Catalogna

Ma che bella Sinistra sarebbe stata quella ipotizzata e promossa dallo scrittore George Orwell, ricordato certo per Animal Farm e 1984, ma il cui impegno morale, la sua concretezza politica meglio si dispiegò nei romanzi dei primi anni '30.
Tra Giorni in Birmania e Omaggio alla Catalogna, Orwell sperimenta un vagabondaggio in lungo e in largo, dall'India a Londra, dalla campagna inglese a Parigi: un vago istinto di fraternizzare con la povera gente, gli abitanti dei malfamati slums, un desiderio di "sprofondare" con essi condiviso da molti intellettuali. E quest'ultimi, tra cui lo stesso Orwell, si gettano a capofitto nella Guerra di Spagna, scoppiata nel 1936, con un carico di speranza: "almeno in apparenza - scrive Orwell - ecco finalmente una democrazia che resisteva al fascismo. Per anni, in passato, le cosidette nazioni democratiche avevano ceduto al fascismo a ogni piè sospinto [...] Sembrava - probabilmente era - il cambio della marea". Arginare l'intemperia nazi-fascista, mantenendosi per la prima volta dalla parte della ragione e della legalità.
Il nostro lo capisce dal primo momento in cui mette piede a Barcelona: giunto "con la vaga idea di scrivere articoli per la stampa, ma poi mi ero arruolato quasi subito nella milizia, perchè in quel momento e in quell'atmosfera sembrava l'unica cosa concepibile da fare". Sul finire del 1936 la città catalana era ancora in pieno fermento rivoluzionario e i partiti di estrema sinistra (anarchici, CNT e POUM, nelle cui file Orwell combatterà per l'intera esperienza spagnola) mantenevano una forte spinta sul morale di repubblicani e, perchè no, dei rivoluzionari: l'idea che l'attuale difesa del Governo democraticamente eletto avrebbe dappoi portato a una compiuta svolta socialista, egalitaria e solidale, ardeva negli animi di operai e contadini.
Prove di rivoluzione: Chiese ridotte a orinatoi, soldati fomentati dall'odio antifascista e trotskysta dietro istigazione dell'Unione Sovietica che tutto voleva fuorchè un'esplosione rivoluzionaria (lo stalinismo dettava la linea del "socialismo in un solo paese", mentre la Russia raccoglieva la disperata amicizia di Francia e Inghilterra, nazioni borghesi e capitaliste, onde scongiurare l'isolazionismo diplomatico), armamenti volutamente dimezzati e in pessime condizioni per evitare che gli "alleati" dei comunisti si tenessero le armi per un poi...
Da qui un certo sconcerto da parte di Orwell, il quale, pur riconoscendo l'emancipazione contadina che la guerra civile ha portato con sè, deve arrendersi di fronte allo spiraglio di vittoria, convinto di come in Spagna la rivalità scada più che nell'azione militare nella bieca politique politicienne.
"Lassù, sui monti intorno a Saragozza, c'era soltanto quel misto di noia e di scomodità che caratterizza la guerra di posizione. Una vita senza sorprese come quella di un impiegato di banca, e quasi altrettanto regolare", e poi il freddo, il fango, l'odore di escrementi in decomposizione, niente fiammiferi, fucili della Grande Guerra. "A mano a mano che passava il tempo e le sporadiche fucilate riecheggiavano tra i monti, cominciai a chiedermi con crescente scetticismo se sarebbe mai successo qualcosa per portare un pò di vita, o piuttosto un pò di morte, in quella guerra così strampalata. Era contro la polmonite che combattevamo, non contro gli uomini. Quando le trincee sono a più di cinquecento metri di distanza nessuno iene colpito, se non per sbaglio. Naturalmente avemmo dei feriti, ma la maggior parte di loro si erano feriti da soli".
Omaggio alla Catalogna è l'appassionato resoconto di una guerra che l'autore conobbe, suo malgrado, da vicino: tastando e la rivoluzione e la controrivoluzione, il calore e l'inefficenza ispanica, l'immobilismo della guerra di trincea e l'assurda lotta tra i vicoli di Barcelona nel Maggio '37, l'agiato lusso dell'albergo e l'inferno vissuto su una barella quando fu centrato alla gola da un cecchino fascista.
Orwell ricama un diario assolutamente prezioso, moralmente ineccepibile e politicamente distaccato, lettura imprescindibile per quanti desiderano addentrarsi al meglio in questa "prova generale" del Secondo Conflitto Mondiale, coi suoi entusiasmi sinceri e i suoi propagandistici misteri, netta prefigurazione della deficienza cui condurrà l'esasperazione ideologica.

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