sabato 26 giugno 2010

Pixar Files #2: Ratatouille

Ritornano a gran voce (??) i Pixar Files. Disquisizioni più o meno serrate sulla storia dello studio Pixar, oramai pronta a distribuire anche in Italia il terzo Toy Story.
Sicuramente vi siete persi la puntata uno, dedicata a Wall-E. Nessuna paura, visto che il secondo appuntamento va all'indietro in una logorante cronologia, che si ferma esattamente dodici mesi prima del Novembre 2008.
Sala buia, una certa aspettativa: i due precedenti lavori della casa di Emeryville, Gli Incredibili e Cars, avevano mostrato il lato più infantile e sciatto della computer grafica, affiancando per (pessima) qualità i cartoon Dreamworks (L'Era Glaciale, Madagascar, Shark Tale).
Ratatouille, invece, con una certa sorpresa inaugura un riuscitissimo periodo per Lasseter e soci, costellato di successi e apprezzamente da parte della critica. Ormai sovrani assoluti degli studi d'animazione Disney, si divertono a proporre il loro personalissimo "topo", audace come il suo nonnetto, ma ben più sensibile e realistico.
La trama parla di cucina e gastronomia (yum), vielle e nouvelle cuisine, haute cuisine e roba da scaffale surgelati, ma anche di strane sinergie. Lo stile grafico è inarrivabile, estremamente spesso, i personaggi assumono le porosità e le languidezze dei cibi che si trovano a cucinare, secondo uno schema dal basso verso l'alto già apprezzabilissimo ne "I mangiatori di patate" di Van Gogh.

Inutile dire, però, che il personaggio più interessante dell'intera produzione risulta essere Anton Ego, la cui inflessibile critica culinaria prima porta allo sfascio il ristorante di Gusteau e poi lo celebra oltremodo, in un manifesto disinteressato delle incredibili sfaccettature che qualsiasi critica, qualsiasi recensione debba avere. Incredibile è che un tale accorato messaggio provenga dai naturali nemici di qualsiasi giornalista e recensore, gli artisti le cui creazioni sovente vengono passate più e più volte sotto la lente alla ricerca del minimo errore.

Per molti versi la professione del critico è facile. Rischiamo molto poco, pur approfittando del potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio, che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero, ad esempio nello scoprire e difendere il nuovo! Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti, e alle nuove creazioni. Al nuovo servono sostenitori!
Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cena, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina è a dir poco riduttivo. hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere. In passato, non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello Chef Gusteau ‘Chiunque può cucinare’, ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire. Non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque!

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