giovedì 15 luglio 2010

Giolitti, Berlusconi e il governo balneare

Ci sarebbero molte cose da trattare nell'ennesima settimana senza-aggiornamenti, di come Putiferio è andato alla guerra, di come hai praticamente ridato Sociologia, di quanti caratteri hai battuto sulla delirante tastiera per altri lidi, di questo Nintendo 3DS che ora chiavi in mano ha più ombre che luci.
Ma quando pensi alla tua sanità mentale in lotta perenne con proibitive temperature e antartici condizionatori, credi che discorrere amabilmente della politique politicienne italiana di questo Luglio rovente, orfano ancora delle sparate leghiste da Ponte di Legno (i botti li disinnescano all'avvicnarsi del ferragosto), ma con già sentori di "governo balneare", solo con un pò meno della CIA e dei neofascisti del '64.
E' innegabile che i rapporti tra le parti e pure interne alle parti si fanno scottanti: per molti (le opposizioni o presunte tali) è il preludio a un rimpasto di governo o alle elezioni anticipate. E' la manovra economica a dettare tempi e modi del confronto, di un dibattito che in queste settimane assume toni stranamente più pacati del solito: Berlusconi si apre sempre più spesso a spiegazioni via ansa, discute con la sua maggioranza (vedi il vertice di ieri che ha poi "sfiduciato" Cosentino), sa che il momento è delicatissimo. Strano, visto che per tutta l'Estate scorsa non si era mica piegato alle 10 domande poste da Repubblica (che per quest'anno detta la moda coi post-it).
"Se la manovra non passa, andiamo a casa" aveva detto una volta ricevuto il grido di guerra dei Presidenti di Regione, a questo punto preoccupati per la transizione al federalismo, che comunque è già giunto al livello "demaniale". Ma questo non basta: l'ok di quest'oggi da parte del Senato fa infuriare i comuni, ma anche chi ha votato contro. La questione di fiducia posta sulla conversione del decreto ingabbia le misure di austerità, ora effettive e categoriche per tutti.
Ma il Senato è un conto, la Camera tutt'un altro: calendarizzata per il 30 corrente mese potrebbe aprire una serie di avvincenti colpi di scena, con magari questa corrente finiana pronta a votare l'autorizzazione a procedere di Cosentino, forse a bocciare i ddl o il disegno sulle intercettazioni.
Pare quindi che nel mese di Luglio ad essere al centro delle problematiche partitiche siano non tanto i partiti d'opposizione, quanto il PdL e la compagnie governativa stessa. Con Scajola, Brancher e il sottosegretario Cosentino costretti a rassegnare le dimissioni, con una certa dose di imbarazzo dei primi due, un impossibile ridimensionamento per il terzo, qualcosa si muove e quel qualcosa potrebbe condurre a un rimpasto governativo.
"C’è bisogno di un momento di responsabilità - detta oggi D'Alema al Corriere - in cui si affrontino i problemi del Paese con coraggio", cosa che "l’attuale governo non è in grado di farlo, al di là di ogni valutazione, perché non ha credibilità". Aprire a Casini potrebbe suonare come una manovra politica di un certo spessore, ma a cosa servirà? Con una Lega che minaccia di ritirarsi non porterebbe a un allargamento della maggioranza parlamentare, anzi probabilmente a maggior screzi con un Udc che ha anche lui i suoi bei punti da aggiungere al programma. Un modo per impensierire Fini e tutto il suo gruppetto?
O una maniera per avviare una stagione politica nuova, di larghe intese con al centro le esigenze del paese? Naaa...
Una nuova età Giolittiana cent'anni dopo si avvia alla conclusione o si prepara a una spinta propulsiva. Se i contrasti saranno appianati, altrimenti una crisi di governo sarà inevitabile e quindi qualcuno sarà costretto a farsi da parte. Finalmente?


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