martedì 6 luglio 2010

Pixar Files #3: Appu

Nell'Olimpo Pixar UP avrebbe dovuto rappresentare la ciliegina sulla torta a un percorso già culminato nell'intellettualismo di Wall-E e ora ansiogeno di una riprova, ma invece le avventure di un vecchio spigoloso, dello scout torello e di un cane "che parla" non hanno convinto. O meglio han convinto tutti tranne l'Autore e questa non è una novità, algido e ipercritico com'è sempre in questi casi. Dopo Golden Globe e Oscar buona parte degli astanti si commuovono di fronte alla poesia del film, ignari che essa è contenuta solo e soltanto in Married Life, meraviglioso spezzone a inizio film. Ma son sempre quattro minuti scarsi, cortometraggio nel lungometraggio. I cani parlanti, i cani aviatori, i cani chef sono robacce ignobili per una casa dal curriculum da leccarsi i baffi. Robacce per bimbiminkia scout e vecchietti artitrici, che appunto per entrare nei cinema manco ci sborsano i 10 euri.


Segue il commento scritto a suo tempo altrove, in cui ogni slancio professionale va a farsi benedire.

Pete Docter deve essere astemio. Altrimenti saprebbe alla perfezione quanto è deplorevole allungare il vino con l'acqua. Qualcuno lo definirebbe anche allungare la brodaglia, ma non è il nostro caso.
In sostanza UP è un lungometraggio che sarebbe stato più utile alla cinematografia come lungometraggio, ma poi c'è il pro...blema che i bambini non vanno a vederlo e Disney non ci guadagna un bel niente. E a questo punto, con sommo scontento, nemmeno Pixar.
Avremmo dovuto vedere i titoli di coda appena dopo che la casa del signor Fredricksen si librava nel cielo con i suoi coloratissimi bellissimi palloncini. E' lì che UP esaurisce il suo ideale di fantasia e libertà: decisamente più salutare sarebbe stato lasciare l'onore allo spettatore di volare con la propria immaginazione verso le favoleggiate cascate paradiso, che nella mente sono un luogo bellissimo, ma che nella realtà sono dominate da colorazioni sciatte e monotone.
Dopo i primi magistrali venti minuti si assiste al nichilismo completo: battutine che suscitano il fragoroso riso solo della zuccavuota seduta sulla poltrona dietro al sottoscritto (sigh), clichè disneyani della peggior specie che tirano in ballo cani parlanti, cani cuochi, cani aviatori, cani in falsetto, ecc... e un vecchio che si ricorda della propria veneranda età dopo aver corso, saltato, lottato, rincorso, circumnavigato, legato, slegato, scortato, costruito, demolito e tutte quelle belle parole che trovano conclusione in -ito (sì, pure bollito). Era senza dubbio maggiormente divertente l'humour implicito di Ratatouille o la colorata coralità di Finding Nemo, ma con UP siamo davvero a un qualcosa di vergognoso per un faro dell'odierna animazione, come lo è (giustamente) la Pixar.
Il concept è sempre e comunque originale, ma la produzione è banale e scontata. Lo stesso difetto del precedente lavoro di Docter: Monsters & Co.
"Facciamo tutto con troppa fretta" mi ha fatto notare un grillo parlante che di anni ne ha venti. Bastava giusto rileggere la sceneggiatura e tener ben presente la parola "coerenza". Poco importa se alla fine i bambini ne risultano traumatizzati...


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