sabato 2 gennaio 2010

Deliri istituzionali (con impepata di citazioni giuridiche)

Brunetta, Renato (brr...), è spesso ricorrente nelle divagazioni sulla pubblica amministrazione, nonchè un metro di paragone per ampie battute sul parentado. Senza peli sulla lingua.
Ma prima di essere ministro, egli era semplicemente basso. E lo è tutt'ora...
E in tal senso si ride ancora per quella battuta di Crozza di due tre anni fa in cui raccontava di una disperata ricerca del ministro tra una Venezia sofferente tra l'acqua alta: è pietosa, ma per qualche strana ragione rimane impressa. Più strana che ragione...
Nella sua fulgida carriera politica ("ma chi lo hai mai visto chissà") si lancia dapprima in collaborazioni con i governi della prima repubblica, poi si invola verso Bruxell e infine eccotelo qui a fare il ministro. Col portafoglio.
Egli è uno di quelli che, come direbbe Benigni, "è partito socialista, ma è arrivato democristiano", seee, magari. Forza Italia.
C'è un pò di stima nei suoi confronti, ma c'è anche il timore per certe sue dichiarazioni. Tipo oggi dove se ne esce con uno dei suoi capolavori: "La riforma non dovrà riguardare solo la seconda parte della Costituzione, ma anche la prima. A partire dall'articolo 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla".
Il primo articolo, che si impara a memoria sin da bambini insieme all'inno ben convinti che in futuro servirebbero a qualcosa (al 19 corrente mese forse la risposta), recita più o meno così: "L'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro".
I principi generali non si possono cambiare e questo lui lo conosce bene. Piuttosto la preoccupazione cresce nel sentire dei progetti di cambio della Seconda parte del testo costituzionale: preoccupazione che spinge a dare l'esame di Diritto Pubblico prima della ventura modifica costituzionale (e quelli ai 2/3 alla seconda deliberazione ci arrivano, ah se ci arrivano).
Dopo pressapoco un giorno di intenso studio delle istituzioni della Repubblica si può ammettere che il dinamismo del diritto supera di gran lunga quello delle scienze matematiche. Il che è tutto dire...

P.S.: l'autore, noto protagonista di questo blog, si è rassegnato dal comparire anche in questo secondo scritto. "Fannullone, fannullone" tuona qualcuno. Non gradiva l'idea di un conflitto di attribuzione grammaticale tra il lei (autore) e il lei (Brunetta). Ma è un argomento che il braccio deve risolvere al più presto...

Nessun commento:

Posta un commento