venerdì 8 gennaio 2010

Il mercato delle vacche del senatur


Il primato della Lega Nord ad oggi è uno e uno soltanto: l'essere la più anziana compagine partitica presente nel nostro parlamento. Il che, politicamente, ha il suo grande peso: per quanto si possano fare molte opinabili considerazioni sul suo programma, non si può negare la forza di tale partito.
Essa è presente nel 1987 in Senato con due senatori (uno è Umberto Bossi), ma è nei primi anni novanta che concretizza i primi successi: è l'unico partito della prima Repubblica a non collassare e anzi ad incrementare il proprio seguito.
Nel 1993 il grande giornalista di Repubblica Giorgio Bocca era in via Arbe a Milano per intervistare Umberto Bossi. Colorito e cordiale il senatur fornisce la sua spiegazione del tracollo di PSI e DC, nonchè dell'avanzata del suo partito, che Rokkan non esiterebbe a definire "regionale": "non volevo entrarci in politica, venivo da una gioventù balorda, ma quando tu capisci una cosa e ne sei certo, come fai a piantarla? La cosa che noi avevamo capito era che il centralismo era in crisi, e che il sistema dei partiti consociati (pentapartito ndr) faceva acqua da tutte le parti. Vedevamo che quel modo di fare politica era basato su degli automatismi: se hai il denaro comperi consensi, se hai i consensi vinci l'elezioni e ottieni il potere, se hai il potere ottieni altro denaro".
Tutto giusto, perfetto, senza una grinza: la democrazia consociativa era la totale degenerazione di quel percorso avviato da Moro con il Centrosinistra e proseguito poi negli anni '80. Un sistema per rafforzare la partitocrazia e ledere le forme della democrazia. La crisi nella democrazia era inevitabile...
"Non si sono accorti - prosegue Bossi - di noi negli anni in cui potevano schiacciarci, ma noi eravamo come gli indiani che tirano frecce e spariscono, o come gli alieni, gente di un altro pianeta. Non capivano il nostro linguaggio, proprio non capivano chi potessero essere questi provinciali che non si occupavano della lotta di classe. Non capivano che stavamo facendo politica anche occupandoci solo del dialetto e delle tradizioni della nostra nazione lombarda".
E ancora, culturalmente opinabile, politicamente solido: con la caduta del bipolarismo USA-URSS in Europa crollano i partiti comunisti e decade la preminenza dell'ideologia nel dibattico partitico. Essa era sì una fonte di odio e di opposizione, ma aveva una valenza ordinatrice e fungeva da maschera per nascordi i porci affari delle forze partitiche.
La crisi ideologica, induce la Lega a fare leva sul regionalismo, tutelare gli interessi del nord-italia, promuovere una pulizia dei terroni e un federalismo fiscale tale da neutralizzare l'ingerenza di "Roma ladrona". Lo scopo era non tanto quello di risultare simpatici a tutti quegli elettori moderati, sospesi tra il PP e i DS, ma risultare preminenti in Piemonte, Veneto e Lombardia, accaparrarsi la maggioranza dei voti in queste tre regioni prima che lo faccia qualcun altro.
Il 1994 è l'anno in cui la nuova legge elettorale maggioritaria entra in vigore: per un partito sostanzialmente insignificante su base nazionale ciò costituirebbe un grosso ostacolo, ma invece la Lega Nord risulta indispensabile per la vittoria della coalizione guidata da Silvio Berlusconi. In sostanza, nei collegi in cui il partito padano era determinante per la vittoria del centrodestra il seggio disponibile sarebbe stato attribuito proprio a candidati scelti dal senatur. Questo non si applicava dalla Romagna in giù, ma in sù era assolutamente indispensabile per conseguire la vittoria.
Una simile strategia si ripetè nel 2001, quando ancora Berlusconi fu nominato capo del governo. E prosegue tutt'ora, a maggior ragione con un ritorno al proporzionale (ecco perchè si è schierata contro al referendum del Giugno scorso che voleva abrogare parte dell'articolo 83 della costituzione eliminando le ipotesi di presentarsi alle elezioni in coalizioni di liste).
E' un partito che, nonostante certe divergenze a livello culturale e programmatico, si merita tutto il successo che ha ottenuto: giusto ieri sera nella faziosa trasmissione Annozero, l'onorevole Castelli ha fortemente criticato le difficoltà dei partiti di centrosinistra di organizzarsi coerentemente per le prossime regionali (in studio era altresì presente l'attuale Presidente della Giunta Regionale della Puglia da diversi giorni al centro di una accesissima diatriba con il PD e l'UDC); Bossi è sceso ad Arcore e in cinque minuti ha contrattato con il leader del PDL che il Veneto va a Zaia, il Piemonte a Cota e la Lombardia a Formigoni. Questo l'Estate scorsa, tagliando fuori dalla partita Casini, ma sopratutto garantendosi un'ampia risonanza elettorale.
In queste tre regioni la partita è ormai già conclusa e l'opposizione dovrà arrancare per non incappare in una totale sconfitta.
Insomma la Lega Nord continua a ribadire un principio di trasparenza e di vicinanza ai cittadini. La loro decennale storia in parte gli da ragione, ma il suo compito non si è ancora concluso.
"Dobbiamo dirvi grazie barbari?".

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