giovedì 18 febbraio 2010

Per un pugno di note


Guardate attentamente questa immagine.
Cosa vedete? Beh semplice, Clint Eastwood che cavalca verso San Miguel in una delle prime fasi di Per un pugno di dollari (di Sergio Leone, 1964). In sottofondo, la sentite, echeggia il tema leggendario del film composto da un giovane Ennio Morricone, che trasferisce tutto l'ambaradan musicistico in un remoto angolo di Spagna e lì, fianco a fianco al regista, da origine al vecchio West. Quello vero, mica quella prosopopea nazionalista con Gion Vaine in cui si falcidiavano indiani a manetta. Leone con Per un pugno di dollari assimila l'orgoglio fumettistico del Tex di Bonelli dando vita a personaggi carismatici, ma complessi dal punto di vista interazionale: mette il protagonista (Eastwood) tra due famiglie rivali, gli fa fare il doppiogioco, lascia che si annientino a vicenda, diventa ricco e infine se ne va.
Si diceva dell'immagine: io vedo specialmente aridità (di valori) e assenza di legge, e per me l'intera iconografia western risiede interamente in questo scatto. E' immenso il lavoro di Sergio Leone: con una solo produzione risollevò interamente una visione della corsa all'oro di fine Ottocento, svoltando la retorica patriottica e razzista nel mito della frontiera popolato da uomini carismatici e psicologicamente complessi.

I giapponesi scelsero l'immagine di qui sopra come locandina ufficiale del film, poi proposta anche sulla loro versione della colonna sonora (simpatica la scritta in ideogrammi). Per quanto l'atmosfera western possa apparire così distante con l'immaginario nipponico, in realtà i due universi cinematografici erano in perfetta sintonia. Nel 1961, infatti, Akira Kurosawa lavorò a Yojimbo, in cui pose il suo feticcio Mifune nei panni di un ronin vagando per villaggi che effettivamente sembravano richiamare l'estetica western. Sergio Leone nel dirigere Per un pugno di dollari deve aver avuto presente il film di Kurosawa (che da regista affermato, ormai osava contaminare un pò troppo le sue opere...), ma ciò non toglie il poderoso stacco che il film italiano compie rispetto alla filmografia western americana.

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