sabato 13 febbraio 2010

Tutt'altro che (para)normale

Paranormal Activity è questo film che inizia "dopo 20 minuti" e finisce senza nemmeno mostrare i titoli di coda. Che sinceramente bramavi di sapere il nome dell'attrice che interpretava l'amica piatta della tettona. E che poi il numero di un demonologo può sempre servire. Paranormal Activity comunque è anche questo sparatutto in prima persona ridicolo: niente armi (brivido Mirror's Edge), niente nazisti (una creatura invisibile???). Cioè... Ma forse, è questo lo si capisce solo alla fine, Paranormal Activity è una pellicola cinematografica e il cinema The (fuck) space (nuovo nome della catena Medusa...pare...) è davvero una sala cinematografica.
E comunque la produzione filmica in analisi è una buona produzione, per quanto ti hanno costretto con la forza e con l'alcool a posare gli occhi sull'inconsueta vita di due nullafacenti, nullatenenti, uno bamboccione nerd fino al midollo, l'altra gnocca ma prostrata a una inevitabile carriera di insegnante (il finale del film lascia però interessanti speranze per tutti quei precari della scuola. Il posto c'è!). Sembra uno scherzo o un giochino erotico quando lui acquista una telecamera professionale per filmare tutte le manifestazioni paranormali che avvengono nella loro casa con piscina e margaritaville: e in effetti le prime notti passano tranquille tra approcci di natura sessuale, perline e lezioni di sumero. Poi questa creatura invisibile inizia a fare il loro stesso gioco: scatta fotografie. In un crescendo inevitabile...
Paranormal Activity adotta questo nuovo filone degli horror inaugurato da Rec e da Cloverfield attraverso un girato interamente in camera a mano dove gli attori si fanno registi si fanno cameraman: una tecnica che svela nuovi retroscena al genere con minore dispendio (efficienza Weber, efficienza). Le recenti iterazione orrorifiche difatti si aprivano a dettagli porno-soft, aberranti esperimenti genetici che scadevano sempre più nella parodia (l'ultimo scary movie, il quarto, uscì nel 2006: è un dato che deve far riflettere sullo stato del genere, vessato ormai da inarrivabili traguardi tecnologici, effettistica speciale e deboli caratteri 3D).
Paranormal Activity nel suo farsi documentario racconta la vita di coppia e questo lento deterioramento psichico e fisico dei due: lo spannung lo si raggiunge quando si percepisce la dimensione diurna della minaccia demoniaca, ma è difatti nel contesto notturno che paranormal activity vuole sorprendere lo spettatore e non ci riesce. La reiterazione di determinati comportamenti, l'inevitabilità di intromissioni nel talamo e le banalità di lampadari che scricchiolano e porte che sbattono annulla (o quasi) l'effetto paura. Con sommo peccato. Via via si dilegua l'approccio "scientifico" e "documentaristico" alla faccenda: tuttavia permane la tensione quando si percepisce la solitudine e l'incapacità di ottenere aiuti da parte dei due fidanzatini.
Il sensazionalistico finale ve lo racconta il ministro Bondi, ma in verità anch'esso si rivela banale: le molteplici interpretazioni, tutte poggiate su quella base razionale vero pregio della pellicola, che si possono fare non nascondono la delirante conclusione, che prepara l'inevitabile seguito (forse già in uscita quest'anno).


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