martedì 23 febbraio 2010

I'm up in the air


La pellicola Tra le nuvole non è necessariamente argomento inedito a queste latitudini, quando cioè a pochi giorni dall'uscita si era parlato della canzone in sottofondo al trailer della pellicola. Ma del lavoro di Jason Reitman (figlio di quell'Ivan che ci ha dato, tra i tanti, Ghostbusters), già regista di Thank You for Smoking e Juno, non si era fatto menzione.
Ed è un gran peccato, cui si pone oggi degno rimedio. Perchè Tra le nuvole è una commedia ben impostata, che vive di una sceneggiatura serrata e assolutamente indispensabile. Non è la teatralità di Leoni per Agnelli, ma Reitman ha evidentemente sacrificato buona parte della propria verve fotografica (i bei colori di Juno, che si alternavano di stagione in stagione) e registica (ma solo in parte: memorabile la scena del matrimonio che ricalca la scarsa professionalità dei filmini tipici di tali ricorrenze: quantomeno si cerca l'effetto di una camera un pò mossa, frutto quindi del naturale tremolio della mano che non permette di "mirare" al meglio o di mettere a fuoco), in virtù di dialoghi abbastanza lunghi e ritmati da brillanti scambi di battute. Più che a Juno (al quale molti critici han erroneamente guardato), bisogna ritornare con la mente a Thank You for Smoking: difatti Tra le nuvole, pur avendo un argomento attuale (la crisi economica e i continui licenziamenti) ha una scrittura che perdura da una decina di anni (il romanzo ispiratore è del 2001), creando quindi bizzarri empasse che occasionalmente si insinuano tra le battute (non dirò quali esattamente, anche perchè molti di questi permangono nel sentire comune anche dopo così tanto tempo).
Juno rimane prettamente il suo capolavoro, frutto anche di quella sceneggiatura pervasiva di Diablo Cody che individua espressamente la comicità in quell'alone di normalità che era proprio di ciascun personaggio: Tra le nuvole piuttosto vive di stereotipi, di personaggi ritti, rigidi, impettiti, con una evoluzione emotiva incanalata su binari già prestabiliti. Niente scambi...
Sono uomini surreali, che vivono la loro vita praticamente in viaggio (questo vale sopratutto per Ryan Bingham, interpretato da Clooney), non hanno una casa, trascorrono il tempo tra un viaggio in aereo e l'altro, "accerchiati" negli aereoporti degli USA: alla lontana si può tentare un paragone con Novocento de La leggenda del Pianista sull'Oceano di Tornatore. Dalla banalità dei rapporti che si instaurano tra i tre personaggi principali (tutti nominati per l'Oscar, per quanto la migliore rimane assolutamente Anna Kendrick, liberatasi eccellentemente dal pantano di Twilight) deriva una comicità decisamente sopra le nuvole, lontana da qualsiasi altra caratteristica: non è necessariamente scevra dalla battuta ad effetto, ma nemmeno si nutre di un gusto per la farsa e il grottesco. Rimane sospesa, come i suoi interpreti, in grazia dei ruoli moralmente discutibili che incarnano (Clooney e la Kendrick sono dei "tagliatori di teste", ingaggiati da società che non hanno le palle per licenziare i propri decennali dipendenti), da cui deriva una fragilità nel voler impegnarsi e mantenere stabili relazioni (non svelerò di certo l'epilogo del film...).
Non ha quella tematica di Juno capace di dividere e aizzare le folle, ma nondimeno Tra le nuvole è vicino al quotidiano: ecco, la grande rivelazione che Reitman ci propone risiede nella dicotomia, oserei dire romantica, tra una vita ordinaria, certa, stabile e una eccezzionale, improvvisa e fuori dalla norma. Tutto propende per la seconda situazione, ma, eh no, stavolta la mia idea non la cambio...


P.S. Un siffatto coacervo di parentesi (stavolta sono davvero troppe!) non può non concludere un microappunto finale. E' nelle fasi iniziali del film che la sorella di Ryan lo esorta a fotografare un cartonato dell'altra sorella con il futuro marito in giro per le città d'america: "come nel film francese con il nano che fa le foto in giro per il mondo". Lei ne sa qualcosa, signorina Poulain?

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